Home » Fermi News » Vivibilità e sicurezza in fase di crisi economica…

 

Cosa vuol dire crisi? Etimologicamente la parola “crisis” indica un punto di svolta, un cambiamento di rotta in un processo fino a quel punto unidirezionale. Esempio: in una crescita economica ritenuta inarrestabile, un improvviso arresto seguito da inversione. Localmente considerate le crisi sono quindi situazioni transitorie, dalle quali spesso si esce, in un modo o nell’altro.

Se le consideriamo invece su scala mondiale, sono probabilmente continue;anche se sono assenti da un luogo, stanno capitando in un altro: parlando di crisi, è quasi inevitabile un sussulto, una sensazione di angosciante unicità. Ma sfogliando un qualsiasi giornale o un libro di storia, troviamo la parola crisi dappertutto: crisi della borghesia, delle ideologie, del commercio mondiale, dell’industria tessile, del dollaro, dell’acqua.

Sembrerebbe che qualcosa vada in crisi quando non è più come prima: se avviene un mutamento incontrollato il malessere è inteso come perdita di ciò a cui siamo abituati, e che vorremmo rimanesse uguale. I punti fermi stanno venendo meno, viviamo una situazione di difficoltà, non riusciamo a formulare nuove ipotesi, a ragionare e rimaniamo legati alla nostra idea che però non trova riscontro nella realtà.

 

La crisi è legata dunque all’incertezza che genera una situazione di grande difficoltà. Nel caso della “nostra” crisi attuale la situazione pare chiara, le voci si levano numerose: “Cosi non si può andare avanti, colpa di una finanza scellerata, della globalizzazione del liberismo, dei cinesi, delle banche’’… Soluzioni: ci vogliono più ammortizzatori sociali, incentivi al consumo, bisogna alzare i salari, creare occupazione, investire sulle infrastrutture per rilanciare il sistema-Paese. Da molte parti si levano soluzioni per uscire dalla crisi. Funzionerà?

Oggi il mondo intero è in crisi, l’avvertiamo nel nostro stesso modo di pensare, nel nostro vivere quotidiano. Durante una crisi, un momento di difficoltà, possono esserci atteggiamenti differenti: ci si unisce coalizzandosi, oppure si amplifica l’egoismo e si esasperano le differenze tra le diverse parti, imbarbarendosi.  C’è chi dà un’interpretazione positiva, ottimistica al concetto di crisi. Essa produrebbe una sana sofferenza che fortifica, tempra il carattere, rafforza la determinazione sociale o individuale. In questa visione sarebbe la sofferenza di per sé a migliorare le cose. E’ forse vero che essa piò avere una valenza formativa, ma non di per sé:necessita un momento di riflessione. Non vi è dubbio che una crisi metta alle strette, con le spalle contro al muro, costringendoci a rivedere alcuni punti fermi.

 

Forse solo in queste situazioni riusciamo a mettere in discussione, riesaminare, relativizzare principi e abitudini fino a quel momento indiscutibili. In questo quadro ci viene chiesto in che modo l’opera delle Forze dell’Ordine può contribuire ad uscire dalla crisi economica e dare impulso ad investimenti che creino lavoro? Nelle statistiche, che vengono pubblicate ogni anno, sulla vivibilità delle località italiane le città ai primi posti sono quelle in cui alla tranquillità e alla serenità degli abitanti sono congiunti i livelli di vita elevati, vasta produzione industriale e scarsa disoccupazione, nonché attività criminali nulle o minime. Viceversa, le città poste nella parte bassa dell’elenco statistico risentono di attività criminali diffuse, scarsa produzione industriale, notevole livello di disoccupazione, reddito pro capite estremamente basso.

Pertanto l’attività delle Forze dell’Ordine risulta essenziale soprattutto in quelle zone in cui il livello di vivibilità è assai modesto, perché, proprio lì, combattendo le attività criminali e riducendole progressivamente, possono dare un contributo eccezionale alla ripresa economica, che consentirebbe di elevare le condizioni di vita dei cittadini. Ed è soprattutto nei periodi di crisi economica, come quello che oggi stiamo vivendo a livello globale, che le Forze dell’Ordine possono rivelarsi come elemento fondamentale della ripresa. In tali situazioni, alle attività criminali consolidate sul territorio se ne aggiungono numerose altre tese a sfruttare i bisogni dei cittadini; soprattutto l’usura trova terreno fertile in congiunture economiche negative e contribuisce a impoverire ulteriormente le risorse individuali,  già messe a dura prova dai bassi livelli di tutto il sistema economico,  penalizzato dalla riduzione dei consumi che comporta un marcato depauperamento del mercato e,  quindi,  delle imprese produttive.

 

Tutto ciò,  naturalmente,  fa perdere tranquillità e serenità ai cittadini,  ponendo il territorio in una situazione di bassa o nulla vivibilità. Proprio in questi casi risulta assai giovevole l’opera delle Forze dell’Ordine,  che sorvegliando il territorio e riducendo o annientando le attività criminali,  possono restituire ai cittadini la fiducia nell’avvenire,  che si basa soprattutto su una vita serena e tranquilla,  lontana dai traumi posti in essere dall’incertezza e dalla precarietà del presente e del futuro.

Ma i benefici effetti dell’azione delle Forze dell’Ordine non si fermano qui,  perché,  in una condizione normalizzata,  riprendono le attività di tutti i cittadini,  cominciano a crescere i consumi,  si dà nuova linfa al commercio,  aumenta la produzione e aumentano le imprese produttive,  e,  infine- e tuttavia è forse l’indice della ripresa più importante- si riduce o meglio si annulla la disoccupazione. Infatti,  gli investitori sono attratti da territori in cui l’indice di vivibilità è alto,  perché lì minori sono i rischi imprenditoriali e più sicura è la produttività dell’azienda,  in quanto non soggetta ad attacchi della criminalità. La ripresa economica è dunque possibile solo se alle iniziative economiche del governo si affianca l’indefessa attività di prevenzione delle Forze dell’Ordine.

 

di Napolitano Angela e Lauriello Chiara (5A liceo Pedagogico)

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