INCHIODATE NELLA MEMORIA!
L’idea di portare avanti qualcosa che partisse dai ragazzi e li coinvolgesse in una attività creativa, a corredo dell’iniziativa “ufficiale” programmata per il Giorno della Memoria, che si sarebbe celebrato il 27 gennaio, presso il nostro Istituto, ci era balenata in mente sin da subito, ed è infine stata portata a termine, grazie al lavoro di team dei docenti di religione e arte coadiuvati dall’intera squadra del Fermi.
Ridotti agli ultimi giorni per via delle avverse condizioni meteo, in un weekend denso di impegno, siamo riusciti a “mettere al muro” l’idea, insieme ad alcuni volenterosi allievi, con i quali abbiamo realizzato un dipinto murale che avrebbe fatto da sfondo alla piantumazione di un olivo dedicato ad un “giusto tra le nazioni”, in questo caso Carlo Angela (padre di Piero -ndr-) , distintosi per aver salvato gli ebrei minacciati dall’incombenza delle leggi razziali e della deportazione nei campi di sterminio.
Si è così inaugurato una sorta di giardino dei giusti, nel quale ci si augura vedranno moltiplicarsi iniziative analoghe dedicate alle grandi donne e ai grandi uomini che hanno segnato la storia col loro esemplare comportamento.
L’idea è venuta fuori un po’ alla volta, ed è maturata infine sulla scelta di una frase proprio del nipote di Carlo Angela, Alberto, lapidaria come un monito, che campeggia, trascritta con vernice nera, sul muro di quasi 15 mq, intonacato di ocra; essa incrocia orme bianche, impresse in ogni direzione da scarpe senza persone, a simboleggiare la perdita d’identità degli ebrei deportati, dei quali non è, oggi, importante il nome, ma il segno indelebile che ci hanno lasciato nella memoria collettiva.
Orme e basta, scarpe vecchie, sporche, inchiodate al muro come ad una croce, scarpe di bambini, di donne e uomini che non ci sono più eppure fanno riecheggiare con fragore i loro passi verso l’annientamento. E poi le pietre che circondano, ammucchiate, l’olivo, sulle quali sono scritte frasi di pace, di speranza, di dolore, di pietà, di rabbia, dei ragazzi del Fermi.
Di Francesco Gaddi