Home » Erasmus+ » Erasmus+: impressioni sulla Guadalupa

Strade che corrono tra immensi campi di canna da zucchero, palme gigantesche e piante di banana e ananas, case colorate e pascoli di pochi bovini.

Così si è presentata al nostro arrivo nel primo pomeriggio del 29 novembre l’isola francese d’oltreoceano la Guadalupa (Guadeloupe).

Ammirata dall’alto, mentre si atterra all’aeroporto di Point a Pitre, sembra una farfalla le cui ali sono composte dall’isola Basse-Terre, montuosa, selvaggia, e caratterizzata da un’incredibile foresta tropicale dichiarata Parco Nazionale, e dall’isola Grande-Terre, pianeggiante e famosa per le sue spiagge sabbiose.

L’incontro fra i 4 paesi partner (Spagna, Italia, Francia e Grecia) rientra nell’ambito del progetto “Cuando la tierra tiembla – Estamos preparados?” cofinanziato dal programma Erasmus + dell’Unione Europea, ed ha consentito di approfondire le conoscenze sul vulcanesimo e i terremoti in generale, attraverso l’osservazione diretta dell’isola oltre oceanica.

Le diverse attività ed escursioni all’uopo previste, organizzate con professionalità sia sotto il profilo scientifico che didattico dalla prof.ssa Nathalie Subirats, hanno confermato quanto preventivamente appreso riguardo al clima e al territorio dell’isola. Piogge di breve durata ed intensità (l’uragano Maria dello scorso settembre resta però ancora nella memoria dei locali per gli ingenti danni arrecati alle coltivazioni e non solo) lasciano presto lo spazio ai raggi del sole che riscaldano in breve la terra, rendendo l’aria sempre umida ma calda.

Gli uccelli notturni, tanto rumorosissimi quanto melodici e armonici nel loro perpetrare fino allo spuntar del sole, ci hanno accolto e fatto da colonna sonora per i dieci giorni di permanenza presso le famiglie ospitanti, nascosti fra i rami delle altissime palme mosse dai tiepidi venti tropicali.

Questi ultimi raramente riescono a spazzare via le nubi che si adagiano e si addensano lungo le pendici del vulcano Grand Soufriere, la cui vetta domina con i suoi 1.467 m tutte le alture delle piccole antille e dalla quale si possono ammirare panorami mozzafiato sia verso il mar dei Caraibi che verso l’Oceano Atlantico. Noi siamo stati fortunati a cogliere l’attimo giusto per immortalare la scena e scattare una foto di gruppo durante l’ascesa al vulcano.

Le pendici del monte ospitano una vegetazione ricca e lussureggiante: dai castagni alle foreste di felci, dai fiori di eliconia alle bromeliacee, passando per gli alberi della gomma e per numerose specie di orchidee davvero esemplari. L’arrivo alla cima avviene dopo aver percorso un sentiero impervio e ripido, fatto di grossi ciottoli disconnessi, tra faglie circondate da ricche vegetazioni, tornanti e piccole gole da attraversare di fianco, annusando talvolta, a seconda dei venti, gli odori dei gas sulfurei che La “Vieille Dame” (”vecchia signora”, come è chiamata dai locali) emana con continuità.

La sommità del vulcano è una immensa area con modici dislivelli che consentono di passare dall’una all’altra delle tante zone di eruzione attive, caratterizzate da potenti fuoriuscite di gas solfurei provenienti dalle voragini del sottosuolo, accompagnate da suoni intensi al limite della sopportabilità. Prezioso è stato l’ausilio delle tre guide locali che ci hanno accompagnato e guidato lungo l’intero itinerario, anche per quel che riguarda l’aspetto della sicurezza, mai da sottovalutare, in questi contesti.

Fa parte dell’arcipelago delle piccole antille anche l’isola di Marie-Galante, soprannominata l’isola dai cento mulini e nota per la produzione di rhum. Si chiama così perchè in passato è stata un centro produttivo e di trasformazione delle materie prime in prodotti finiti. Il Castello Murat, da noi visitato il venerdì, rappresenta il fulcro dell’attuale insediamento. La struttura è ben conservata ed è una delle poche testimonianze storiche del passato schiavistico della zona. Costruito nella prima metà dell’800, era un palazzo signorile a guardia di diverse piantagioni di canna da zucchero ospitanti circa trecento schiavi. Era il più imponente e ricco podere coloniale del territorio, con vasti possedimenti che circondavano la tenuta, oggi trasformato in eco-museo. Lungo le strade che fiancheggiano le coste è impossibile non fare diretta conoscenza del sorbetto di cocco fatto a mano, usando una sorbettiera che non è altro che un mastello di legno che contiene il ghiaccio, e una latta sospesa in cui si fa girare a manovella l’elica, finchè il sorbetto non è pronto. Vale molto di più dei soli 2 euro spesi!

Vicino alla nostra scuola ospitante, il Liceo Polivalente di Pointe Noire, e precisamente a Grande Plaine, la Maison du Cacao ha solleticato non poco le nostre papille gustative, portandoci a conoscere direttamente le origini del cioccolato. In questo piccolo museo si può conoscere tutto sulla pianta del cacao in un percorso di visita, immerso in un bel giardino tropicale, con pannelli illustrativi che mostrano i vari processi di produzione. Dalle fave di cacao attraverso la fermentazione, l’essicazione e la tostatura si arriva ad avere la materia prima per produrre buonissimo cioccolato come quello realizzato qui in modo artigianale seguendo semplici e classiche ricette.

L’incontro dei quattro Paesi partner si è tenuto dal 29/11 al 08/12, ed è stato agevolato dalla cordialità e dalla disponibilità avuta dal dirigente, dai docenti, dagli alunni della scuola e dalle famiglie ospitanti.

Pasquale Palluotto
Angelo Lombardi

 

 

 

 

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