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CRONACA DI UN VIAGGIO D’ISTRUZIONE:

I TESORI DI FIRENZE, TRA ARTE E LETTERATURA

 

E’ l’alba del 18 marzo 2013, il Piazzale antistante il nostro Liceo è illuminato da pesanti valigie colorate e da centinaia di sorrisi smaglianti mentre i primi scatti accecano i nostri occhi ancora assonnati. Tutto è pronto per la partenza e la splendida Firenze non può e non deve aspettare! Firenze, quante volte nel corso di quest’anno scolastico abbiamo sentito e pronunciato il nome di questa città, ma per quanto i docenti vogliano chiamarlo viaggio d’istruzione per noi studenti resta sempre” la nostra cara e vecchia gita”!

 

Eccoci arrivati  nella città del Sommo Poeta, tutto quanto sotto questo cielo ci sembra già noto e, come per magia, le pagine studiate prendono forma dinanzi ai nostri occhi. I più bei monumenti di Firenze sono racchiusi in un’area talmente ristretta che la città sembra rivelare i suoi tesori dietro ogni angolo; tutte le maggiori attrazioni turistiche sono facilmente raggiungibili a piedi! Ci  improvvisiamo guide turistiche tra questi magnifici luoghi, ognuno di noi deve relazionare  ai compagni di viaggio su un monumento. Supporto fondamentale per visitare Firenze è sicuramente la Divina Commedia, il capolavoro di tutti tempi.

 

«Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori che que’ che son nel mio bel San Giovanni, fatti per loco de’ battezzatori»  (Dante AlighieriDivina Commedia, Inferno, XIX canto, versi 16-18)

 

Prima tappa  è la visita del Battistero dedicato a San Giovanni Battista, patrono della città di Firenze, sorge di fronte al duomo di Santa Maria del Fiore, in piazza San Giovanni.

 

Con gli occhi sgranati e pieni di meraviglia siamo dinanzi alla chiesa di Santa Maria del Fiore (meglio conosciuta come il Duomo) simbolo di Firenze e meraviglia architettonica che tutto il mondo ci invidia!  «Nel ventre tuo si raccese l’Amore/ per lo cui caldo ne l’etterna pace/ così è germinato questo fiore». »  (Dante AlighieriDivina Commedia, Paradiso, XXXIII canto, versi 5-9).

Il fiore di Dante, da una parte è ovviamente Cristo, ma dall’altra nasconde un riferimento alla Cattedrale, che come un fiore stava sorgendo nel tessuto della sua Firenze. La Cattedrale è stata il risultato di un progetto architettonico studiato da Arnolfo di Cambio iniziato nel 1296.

La cupola è opera del Brunelleschi mentre la facciata è stata terminata nel tardo XVII secolo.

L’interno della chiesa è uno spettacolo imperdibile con bellissimi affreschi, sculture e pavimento di marmo. Le pitture sulla cupola formano il più vasto ciclo murale con soggetto sacro che si conosca. Una superficie di circa 3600 mq di dipinti eseguiti ad una altezza che arriva fino a90 metri. Gli artisti che hanno contribuito ad abbellire la chiesa del Duomo di Firenze sono innumerevoli ed appartengono a secoli diversi.

 

Destinazione per la seconda tappa di questa meravigliosa esperienza artistica è la galleria “degli Uffizi” che ospita una superba raccolta di opere d’arte inestimabili, derivanti dalle collezioni dei Medici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni. Camminando estasiati, con lo sguardo senza posa tra i lunghi corridoi sui quali si affacciano camere stipate di dipinti e magnifiche sculture che si diramano in altrettanti ambienti,  ci ritroviamo nella sala 2 che ospita varie opere del Duecento. Qui mirabile e degna di considerazione è “La Madonna di Ognisanti” di Giotto, collocata tra “La Madonna Rucellai” di Buoninsegna, a sinistra, e “La Madonna di Santa Trinità” di Cimabue, a destra.

“oh vana gloria de l’umane posse /com’poco verde in su la cima dura/ se non è giunta da l’etati grosse. Credette Cimabue ne la pittura /tener lo campo, e ora ha Giotto il grido/ sì che la fama di colui è scura.

(Dante Alighieri – Divina Commedia,Purgatorio, XI canto, versi 91-96)

La vana gloria è quindi effimera, non ha valore in quanto labile e vulnerabile come l’uomo stesso, le celebrità si susseguono nel corso dei secoli, ma l’opera rimane immutata così come immutato rimane il significato intrinseco della stessa.

La costruzione fu iniziata nel 1560, utilizzando l’ordine architettonico di tipo dorico di derivanza greca su progetto di Giorgio Vasari; è composta da due edifici longitudinali principali e da un lato breve che danno origine a un complesso ad U che si snoda fino a Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio. La galleria rimane il museo d’arte italiano più visitato, attirando ogni anno milioni di visitatori, provenienti da ogni parte del mondo.

 

Firenze, tarda mattinata: ci accingiamo a visitare uno dei più importanti musei di storia della scienza, quello dedicato al grande Galileo Galilei. Siamo di fronte ad un antichissimo edificio, Palazzo Castellani,  risalente all’ XI secolo, che dal 1930 ospita il Museo Galileo, erede di una prestigiosa tradizione di collezionismo scientifico che vanta quasi cinque secoli di storia e che si sviluppa intorno alla centrale importanza conferita dai Medici e dai Lorena ai protagonisti e agli strumenti della scienza.

Pieni di interesse e stupore, girovaghiamo nelle varie stanze, ricche di ogni sorta di “aggeggio”, strumento scientifico o cartina geografica, ma c’è chi, stanco, si siede e lascia che siano i compagni a impegnarsi nel complesso lavoro dell’osservare e capire cosa contenga ogni teca di vetro.

L’attenzione di tutti è rapita sicuramente dalla sala dedicata a Galileo, dove una guida dall’aria gentile e paziente,  sta spiegando la teoria eliocentrica e altre importanti scoperte dello scienziato pisano a una scolaresca delle elementari ed è lì che la maggior parte di noi si ferma ad ascoltare, mischiandoci per un po’ al gruppo dei bambini.

Veniamo a sapere che la sala è la cosiddetta Tribuna, costruita nel 1841 all’interno del Museo di Fisica, per volere di Leopoldo II. Essa ospita la statua di Galileo, affreschi e bassorilievi raffiguranti le scoperte galileiane e, soprattutto, i celebri strumenti del grande scienziato: il compasso geometrico e militare, una calamita armata, due cannocchiali e la lente obiettiva del cannocchiale con il quale l’astronomo scoprì i satelliti di Giove. In apposite vetrine sono sistemati gli strumenti rinascimentali e quelli dell’Accademia del Cimento.

Concludiamo la visita provando a essere anche noi scienziati per qualche minuto e, quindi, ci dirigiamo al piano terra dove, in una stanza, ci cimentiamo in vari esperimenti, anche grazie all’utilizzo di moderni apparecchi.

 

Uno spazio in questo resoconto merita di certo Galilei.

Egli nacque a Pisa nel 1564 e morì a Firenze nel 1642. Insegnò nelle Università di Padova e di Pisa. Fiero oppositore delle teorie aristoteliche allora dominanti, affrontò lo studio della natura con nuovi apparati concettuali, sperimentali e matematici. Perfezionò il telescopio e scoprì le montagne della Luna, le stelle che formano la Via Lattea, nuove stelle fisse, quattro satelliti di Giove, le fasi di Venere; tutti elementi contrari alla cosmologia aristotelica e favorevoli a quella copernicana. In numerose opere, Galileo espose il principio di relatività e quello della conservazione della quantità di moto, la legge di caduta dei gravi e la composizione dei moti, le traiettorie paraboliche dei proiettili, il concetto di inerzia. Le novità introdotte dallo scienziato pisano furono ritenute pericolose dalla Chiesa, che in un drammatico processo lo condannò ad abiurare le proprie idee. Il successo di Galileo é stato comunque enorme: in tutto il mondo viene riconosciuto come il padre della scienza moderna.

 

Le cose belle finiscono sempre troppo in fretta: ultimo giorno…Valigie pronte, ultima visita a Pisa, altra città di aristocratico aspetto. Abbiamo ammirato, accompagnati da uno splendido sole, Campo dei Miracoli , il Duomo, il Battistero e la Torre Pendente. Stanchi ma felici del tempo trascorso insieme,  il viaggio termina con il ritorno a Montesarchio. Rimangono foto e ricordi che nessuno mai potrà cancellarci.

 

 

Di Cioffi Serena, Francione Federica, Liguori Simona (III C linguistico)

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