Sciopero al Fermi: una nuova scuola per una nuova generazione

Venerdì 19 Novembre si è tenuta al Fermi la manifestazione in vista dello sciopero nazionale che ha come obiettivo lottare per una scuola migliore. Ma cosa si intende, esattamente, quando si parla di “scuola migliore” e quali sono i punti per i quali gli studenti hanno deciso di far sentire le loro voci?

Al contrario di quanto sostenuto dalle voci di corridoio su questo sciopero, non è stato solo l’affossamento del DDL Zan da parte del Parlamento la causa scatenante di questa manifestazione. Argomenti molto delicati e importanti sono andati a condensarsi in un’unica frase ripetuta per settimane nei corridoi dell’istituto, che racchiude un unico obiettivo: la riforma per una nuova scuola.

Si parla dunque di diritto allo studio, di una più efficiente digitalizzazione dell’apparato scolastico, di una maggiore organizzazione e preparazione per quanto riguarda la didattica alternativa e molto altro ancora. Tematiche ora più che mai ritenute di fondamentale importanza in un’era post-Covid, dove le disparità socio-economiche degli studenti e la fatiscenza delle infrastrutt

ure educative italiane sono venute allo scoperto nell’arco di pochi mesi.

Per avere una migliore visione di questi problemi e delle ragioni che hanno spinto la maggior parte del corpo studentesco ad assentarsi dalle lezioni (solo 1 alunno su 16 ha deciso di non partecipare, risultando così un tasso di adesione maggiore del 95%), abbiamo intervistato alcuni esponenti del corpo studentesco, tra cui i rappresentanti di istituto

Per quanto concerne l’edilizia sicura abbiamo intervistato il rappresentante di istituto Paolo Leparulo, studente del V anno: «Si tratta di un problema decennale dell’istituzione scolastica italiana, non solo del nostro istituto. Con la pandemia, quest’anno, abbiamo perso molti spazi di insegnamento alternativo per accomodare gli studenti nel rispetto delle normative anti-COVID, come l’Aula benessere e l’Aula blu», afferma Leparulo.

Massimo Franco, studente di una classe quarta, opina invece sul diritto allo studio: «L’istruzione è uno dei diritti fondamentali, uno dei pochi metodi universali per uscire dal tunnel della povertà. Permette a ogni individuo di scegliere il corso del proprio futuro. Per questo deve essere accessibile a tutti».

Ancora più sentite sono state le dichiarazioni riguardanti il DDL Zan. Da come affermato da numerosi studenti, tra cui gli stessi rappresentanti, l’istituzione scolastica italiana ha il dovere di presentarsi come un luogo non solo di formazione didattica ma anche di crescita sociale, avente come punto focale la preservazione di un ambiente stimolante e sicuro per tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro espressione di genere e di identità sessuale.

Un argomento questo che mai prima di adesso è stato così caro ai giovani e in modo così diffuso e convinto, e che si estende anche su fronti di discriminazioni di diverso tipo. Come afferma Chiara Vitagliano, studentessa del IV anno: «Il DDL Zan è una legge che doveva essere promossa da coloro eletti a rappresentarci. Il fatto, invece, che quei nostri stessi rappresentanti in Parlamento abbiano applaudito alla notizia del suo affossamento, dimostra la divergenza tra le nuove generazioni e le vecchie istituzioni».

Proprio in merito alla non approvazione del DDL Zan, abbiamo chiesto al rappresentante d’istituto Antonio Caserta cosa noi, nel nostro piccolo, possiamo fare per rendere la scuola uno spazio di accettazione.

“Ci stiamo impegnando ad inserire le carriere alias nel nostro istituto, in modo da tutelare l’identità degli studenti ancora in fase di transizione”- risponde Caserta – “Così come vogliamo proporre degli sportelli d’ascolto arcobaleno, specifici per le problematiche a cui gli studenti LGBTQ vanno incontro”.

Sembra quindi che lo spirito di riforma sia attivo e sempre crescente tra gli studenti dell’istituto “Enrico Fermi”, nonostante le restrizioni imposte dal Ministero, che hanno vietato raggruppamenti sostanziali di persone in luoghi pubblici. “Sicuramente con un corteo sarebbe stato diverso” – afferma Leparulo – “ma non sono per il flop o meno. L’importante è far capire ai ragazzi l’importanza di prendere una posizione e scendere in piazza a sostenerla”.

Articolo di Marialucia Iermano

Fotografa: Nunzia Fatima Fierro

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