Il Signore delle Mosche

L’uomo produce il male come l’ape produce il miele.

Nel corso di un conflitto planetario, in un tempo imprecisato, un aereo inglese precipita su un’isola. Sopravvivono solo alcuni ragazzi, che provano a riorganizzarsi senza l’aiuto degli adulti. I primi tentativi di dare vita a una società democratica hanno successo, ma presto esplodono tensioni latenti ed emergono paure irrazionali e comportamenti asociali: lo scenario paradisiaco dell’isola tropicale si trasforma in un inferno.

William Golding nel suo romanzo distopico esprime la sua concezione pessimistica del mondo, mettendo a nudo l’indole selvaggia dell’uomo, in cui non contano le conseguenze delle azioni compiute.

Se inizialmente il libro trasmette lo spirito avventuroso da dodicenni inglesi, rivela poi scene macabre e cupe, come asserisce lo scrittore latino Plauto homo homini lupus. L’attualità dei temi si nota anche a distanza di quasi settant’anni, in quanto sviluppa la degenerazione dei valori umani. Nonostante il forte contenuto, il romanzo con il suo lieto fine dà speranza all’uomo affinché non si lasci trascinare dalla sua natura animale affidandosi a leggi necessarie per la convivenza civile.

Articolo e immagine a cura di Miriam Damiano 

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