Annalisa Clemente
Annalisa Clemente, ingegnere gestionale, vicesindaco e assessore del Comune di Montesarchio, segno zodiacale Toro, mamma tenace, ama il suo lavoro, la sua famiglia, la sua terra, per cui lavora instancabilmente e si batte per le pari opportunità.
Quale è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
Dopo aver conseguito una laurea in ingegneria gestionale, mi sono trasferita per lavoro prima a Roma e poi a Napoli. Dopo essermi stabilizzata dal punto di vista lavorativo con il sostegno della mia famiglia ho iniziato a intraprendere la carriera politica con il desiderio di sostenere il mio paese e ho scelto di seguire un gruppo che poi si è presentato alle elezioni comunali, il gruppo capeggiato dal nostro sindaco, che lavora da dieci anni per il bene del nostro paese.
Quale incarico ricopre all’interno del comune?
Sono vicesindaco, cioè sostituisco il sindaco in eventi ufficiali quando non può partecipare e svolgo le sue veci in sua assenza. Sono un assessore con svariate deleghe. Mi occupo di attività produttive, infatti tutte le aziende, che nascono come realtà produttive sul nostro territorio, sono seguite dal punto di vista istituzionale e burocratico dal nostro comune. Ho la delega al commercio e lavoro con l’Ufficio del commercio. Mi occupo dei fondi europei per le energie rinnovabili e per le pari opportunità; in questo ambito svolgo un ruolo rappresentativo per supportare e promuovere le donne nella nostra realtà sociale e in politica.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?
Ho frequentato la facoltà di Ingegneria di Napoli, in un periodo in cui non c’erano bagni per le donne, dunque c’era sicuramente un po’ di pregiudizio nei confronti delle ragazze da parte di alcuni docenti. L’ingegnere era per definizione un uomo. Non ho mai subito discriminazioni, sebbene abbia dovuto lavorare sodo e dimostrare di più. Per una donna occupare posizioni di potere sia nel lavoro che in politica la pone sotto i riflettori, dunque questo porta a lavorare di più e a fare molti sacrifici in tutti i campi, come se si dovesse dimostrare sempre di valere e conquistare continuamente quello che hai già ottenuto con grande dedizione e sacrificio. Questo comporta grandi sacrifici sia familiari, in termini di vita privata, che professionali. Addirittura ci sono studi che testimoniano che per arrivare allo stesso grado di potere e di responsabilità, le donne debbano avere migliori risultati scolastici rispetto agli uomini loro pari. Ciò non vuol dire essere discriminate, ma vuol dire combattere contro il pregiudizio – privo di fondamento scientifico – secondo cui l’uomo è maggiormente portato per un ruolo di comando in ambito scientifico e politico.
Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira?
Nella mia vita privata ho avuto due esempi di donne molto forti, quasi autoritarie: mia mamma e mia nonna. A loro mi sono ispirata per decisioni molto importanti, quando ho dovuto decidere se tornare al lavoro, pur dovendo crescere i miei due bimbi, o quando dovevo decidere se ricandidarmi e continuare la vita politica nella mia condizione di mamma e di moglie e in questo caso, ispirandomi a mia madre, ho scelto di continuare con il mio lavoro e la mia carriera, come aveva già fatto lei con tre figli.
Come vede la donna nella società di oggi
Nel marzo del 1947, una ventiseienne, Teresa Mattei prese parola all’Assemblea costituente per perorare la modifica del testo di quello che sarebbe diventato l’articolo 3 della Carta Costituzionale. L’onorevole Mattei sapeva che il testo riconosceva l’uguaglianza dei diritti agli uomini e alle donne, ma riteneva insufficiente la parità formale e pensava che occorresse qualcosa di più sostanziale: la sua battaglia ebbe successo. Partendo da qui, dobbiamo pensare a quanto ci voglia a raggiungere la parità sostanziale, che richiede che l’operato delle donne in ruoli di comando venga valutato sulla base delle loro competenze, guardando al merito e non all’appartenenza al genere, dunque per ogni scelta bisogna guardare la preparazione l’espeirenza e la competenza. Solo così si evita che il bilanciamento tra generi si traduca in una percentuale con fini statistici. La donna è al centro della società e ciò comporta vantaggi e svantaggi. Nel periodo pandemico, purtroppo, la sua condizione è peggiorata e potrebbe aggravarsi rischiando di far perdere i progressi fatti. In questo periodo pandemico tutto il lavoro della cura casalinga e familiare è ricaduto sulle spalle delle donne. La pandemia ha danneggiato settori piuttosto ampi, che vedevano grande occupazione femminile, dunque, la donna si ritrova in svantaggio perché ha perso anche parte della sua indipendenza, ovviamente in modo parziale e non in modo totalitario, non per tutte. Dunque bisogna recuperare lo svantaggio e recuperare anche la crescita dell’occupazione femminile antecedente alla pandemia. Purtroppo ad oggi la dipendenza economica da un uomo è anche una dipendenza sociale, infatti una donna dipendete si trova spesso a dovere assecondare o quasi a sottostare ad un uomo. Solo rendendola libera si può ottenere la parità di genere, che non è la percentuale di donne in politica (quota rosa) e di donne imprenditrici, ma è il vantaggio e il ruolo che deve essere sostanziale e non è il semplice aspetto statistico.
Secondo lei, nel 2022, ha ancora senso parlare della festa della donna?
Da quando ero adolescente non ho mai celebrato la festa della donna, perché credo che non abbia senso. Non è l’8 marzo la celebrazione della donna, ma è tutti i giorni ritenendola e mettendola al pari degli uomini. Anche se la donna si sacrifica per la famiglia, ha un ruolo fondamentale nella società, dunque deve essere sempre celebrata e sempre considerata alla pari dell’uomo al di là di ciò che faccia.
Come ultima domanda, le chiediamo se c’è qualche messaggio che vuole lanciare alle giovani donne?
Posso dire loro di seguire le proprie passioni, di non scoraggiarsi davanti a un uomo che abbia volontà di tenerle sotto controllo, che le scoraggi. La donna deve entrare nell’ordine di idee che può e deve fare ciò che vuole, ciò che la soddisfa, ciò la rende libera e felice per raggiungere tutti i traguardi desiderati. Fortunatamente oggi la donna è in una posizione diversa rispetto alle nostre nonne che combattevano con enormi pregiudizi; attualmente la società, infatti, permette di potersi esprimere, dunque dico alle donne di andare avanti, di non farsi scoraggiare e di inseguire sempre i propri sogni.
Articolo e immagini a cura di Dario Gallo