La prof Bortone si racconta

Arriva… la Bortone! Ex alunna e docente veterana del nostro liceo, temutissima ma amata prof. di matematica, rigorosa ma disponibile vice-preside, donna appassionata e tenace… si racconta ai microfoni del Faro!

Che percorso universitario ha fatto e da quanti anni insegna? Perché ha scelto di insegnare proprio la matematica?

Il mio percorso universitario non è iniziato proprio con la matematica anche se era una disciplina che mi aveva sempre incuriosito, nonostante non avessi avuto delle solide basi. Insieme ad altri miei compagni di classe riuscivamo molto facilmente ed era bello mettersi in gioco. In realtà la scelta universitaria che ho fatto non era finalizzata tanto all’insegnamento, ma a riempire il desiderio che avevo di conoscenza in questo campo, perché non pensavo ad un futuro lavoro, ma solo alla mia curiosità personale e ad un arricchimento culturale.

Secondo lei che legame ha la matematica con la vita quotidiana?

Ha un legame stretto, tutti i grandi rilevamenti statistici che si fanno per capire i fenomeni sociali sono tutti su basi matematiche: basta anche semplicemente vedere la ricerca, come ad esempio nel campo della robotica, quando vi sono dei problemi agli arti ed interviene l’ingegneria biomedica, la matematica c’entra, perché sotto ogni algoritmo di informatica di fondo c’è una struttura matematica che poi si sviluppa in campo tecnologico.

Il lavoro che fa è molto impegnativo, preferisce fare la prof o la vicepreside? Perché?

Decisamente preferisco fare la prof. Quando mi sono laureata ho fatto dei concorsi in un’azienda informatica privata e li ho vinti, perché il mio campo di studi è matematico a sfondo informatico; nonostante ciò mi trovo nella scuola perché avevo fatto qualche supplenza, in Sardegna, e mi ero innamorata del rapporto che si instaura con gli alunni. Soddisfatta della risposta alle mie sollecitazioni, dopo 2 mesi di insegnamento ho dovuto scegliere se continuare nel privato o continuare a fare la precaria, ed ho scelto di fare la precaria nella scuola non sapendo quale sarebbe stato il mio futuro, proprio perché mi ero innamorata di questo rapporto. Preferisco fare l’insegnante, non saprei mai rinunciare al rapporto con gli alunni, se dovessi fare solo la vicaria.

Qual è la parte migliore o peggiore del suo lavoro?

La parte migliore del mio lavoro è sicuramente vedere realizzati gli studenti che passano al Fermi , perché la loro futura affermazione, i loro successi riescono a farti dimenticare tutte le giornate di lavoro intenso; la parte peggiore, invece, è quando purtroppo si chiede a noi docenti di andare oltre le nostre competenze ovvero quelle relazionali e disciplinari, quando si chiede all’improvviso di diventare ad esempio dei medici e di sostituirti all’ASL o quasi degli avvocati per comprendere le mille postille della burocrazia scolastica, questa parte qui non mi piace perché si chiede troppo alla scuola e invece non si dovrebbe mai snaturare il ruolo del docente.

Anche se lei è vicepreside, avrà sicuramente simpatie e antipatie verso i suoi colleghi. Come gestisce questa situazione?

In realtà è un pensiero che non mi ha mai avvicinato, perché semplicemente non è una situazione connessa al fatto di essere vicepreside o di essere docente: quando si inizia a lavorare in qualsiasi ambito, ci possono essere degli amici, ma bisogna dividere il ruolo del collega e il ruolo dell’amico, che può esserci sia a lavoro che fuori; l’importante è non scambiare mai i ruoli rimanendo sempre professionali.

Un dubbio che da sempre attanaglia noi studenti riguarda la sala professori. Cosa fate lì dentro?

La sala prof è un luogo dove sono posizionati degli scomparti, dei mobiletti, all’interno dei quali ognuno di noi può posizionare le proprie cose, un libro in più, qualche compito in classe ancora da sistemare, ed è anche dotato di uno spazio che comprende una biblioteca, dove chi ha “un’ora libera o buca” può prendere un libro e può trascorrere un pò di tempo leggendo, oppure può essere uno spazio dove scambiare qualche chiacchiera con un collega per avere dei confronti didattici finalizzati sempre a migliorare le cose.

Lei che adolescente era? Quali erano i suoi sogni?

Sono stata un adolescente molto molto difficile, sono molto vicina a tutti gli adolescenti che hanno avuto delle problematicità. Non avevo delle difficoltà di tipo familiari, grazie a Dio avevo una famiglia, figlia di operai, una famiglia semplice, che non mi ha fatto mancare nulla. Sono stata un’adolescente che aveva tantissimi interessi. Ho giocato ad alti livelli a pallavolo, ho fatto volontariato nel carcere minorile, già da ragazza, e ho sempre partecipato, da quando avevo quattro anni, al coro della chiesa, per cui sono anche diventata la loro organista, pur non avendo mai studiato musica. La mia adolescenza è stata molto travagliata dal punto di vista psicologico, certe volte sembrava tutto nero nella mia vita, anche se in realtà non c’erano delle grosse problematicità e mi rendo conto che l’età evolutiva, proprio il passaggio dall’essere bambini ad adulti (che poi è proprio il periodo del liceo) ha dei momenti in cui la nostra psiche ha dei blackout e non sempre c’è una causa.

In quale periodo storico le piacerebbe vivere?

Ho sempre pensato di vivere all’inizio della Rivoluzione industriale, perché ci sono state tante le scoperte, dalla semplice locomotiva a tanto altro, perché la parte tecnologica è stata sempre quella che più mi ha incuriosito. Anche se, devo dire, da studentessa la mia materia preferita in assoluto è stata la filosofia.

Ha qualche passione oltre alla scuola?

In parte le ho già dette. Sono una sportivissima, tifosissima del Napoli. Quando avevo circa 21 anni sono partita una notte in macchina con quattro amici, anche un fidanzato che ha frequentato il liceo e ci siamo conosciuti in questa scuola (questa è stata la scuola di mio marito, la scuola mia e la scuola delle mie due figlie. Quindi il Fermi è la mia scuola in tutti i sensi!) e siamo partiti per andare a vedere la finale di coppa Uefa, per dire quanto amo il Napoli e sono pazza! Oltre alle passioni sportive, sono appassionata di lavori manuali e sono molto brava all’uncinetto, ferri, qualsiasi cosa, perché quando hai dei nonni che ti trasmettono le passioni non puoi che omaggiarli per quello che ti hanno insegnato. Le mie passioni più grandi però sono i viaggi. Purtroppo negli ultimi due anni non ho potuto farne tantissimi. Ho viaggiato anche con poco, perché io da ragazza, quando avevo la vostra età, sono stata camperista, quindi in tenda, fino a circa trent’anni. Poi mi sono sposata e ho iniziato a fare altri viaggi e poi viaggi soprattutto nelle città, non spiagge. Mi piacciono i musei, mi piace girare i borghi delle città e se vincessi una lotteria, viaggerei!

Dalle nostre indagini abbiamo saputo che ha due figlie. Che tipo di mamma è?

Allora sono stata una mamma sempre molto attenta nel primissimo periodo della loro vita, primissimo intendo proprio l’infanzia ma, già dalle scuole elementari, non le ho mai seguite dal punto di vista scolastico. Le ho fatte cadere, laddove era possibile, perché ritengo che un ragazzo che cade, quando si rialza, è più forte di prima. Ci sono stati dei momenti in cui sono dovuta intervenire, ad esempio quando una di loro è stata lasciata dal fidanzato e magari la notte piangeva, per cui la notte ero lì vicina ad accarezzarla e lei non se ne accorgeva. Bisogna essere presenti, ma non farsene accorgere. La presenza fisica costante e apprensiva fa crescere delle persone insicure. Perché questa scelta? Perché io non ho mai avuto il supporto dei miei genitori perché erano molto molto impegnati dal punto di vista lavorativo e quindi sono cresciuta con mia nonna e basta. E allora ho pensato che avere una crescita in cui ti formi da sola, da grande ti rende più forte e devo dire che oggi hanno 24 e 20 anni e non sono per niente pentita delle mie scelte.

Secondo lei cosa conta di più nella vita: l’amore o l’amicizia?

In assoluto l’amore, ma non inteso verso una singola persona. L’amicizia può durare, però io personalmente, proprio nel periodo che corrisponde alla vostra età, sono stata tradita da qualche amico e questo fatto mi ha segnato molto. Io per amore intendo quello verso le proprie passioni. Può essere anche l’amore verso la natura, l’amore verso un animale, l’amore anche verso una persona, perché amare una persona non significa semplicemente relazionarsi con questa persona, cioè il tuo compagno di vita, ma l’amore va oltre l’amicizia e può diventare anche un’idea mentale, un concetto, un valore su cui basare la propria vita, mentre l’amicizia è più fatta di relazioni, che purtroppo si possono interrompere, che ti possono dare tanto ma anche tante delusioni, mentre l’amore, la passione verso qualcosa, se è innata in te, non ti tradisce mai.

 

Articolo a cura di Angelica Perrotta e Assunta Maietta

Immagini a cura di Sabrina Lostorto

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