E tutto continua a tacere

Sembra che le persone abbiano tutte una busta di plastica sulla testa che soffoca, oscura la vista, tappa le orecchie e silenzia la voce. Le persone sono consapevoli di averla e hanno paura di toglierla ma nessuna si chiede il perché: la risposta più plausibile sarebbe legata alla parola “paura”, un termine ormai superato, dimenticato. “La paura è una parola scema, io non ho paura, sono forte e nessuno mi può fare nulla”, questa è la frase che regola le azioni di un ragazzino che casualmente decide di sparare ad un suo coetaneo perché non ha paura delle conseguenze: “Lui ha sbagliato e dunque deve morire”. La convinzione di essere onnipotenti evidenzia quanto l’ignoranza entri più facilmente nella mente umana.
Un adolescente, immerso nel marasma della sua vita, spesso aspira a diventare un mito, ispirandosi ai valori superficiali diffusi oggi nella società, per costruire il suo percorso futuro e mira a seguire e superare ciò che riconosce come un punto di riferimento, un padre, un nonno, un personaggio televisivo o anche una persona apparentemente forte, senza paura, con una macchina da urlo, vestiti firmati e una maestosa casa adornata dal sangue di vittime innocenti. Proprio in quest’ultimo caso, tanti ragazzini vedono il sangue tra le proprie mani già dalla giovane età, incoscienti delle situazioni, come se fosse un gioco in cui chi uccide è il vincitore. Errare tra coetanei per uno sguardo scambiato o una scarpa calpestata e rimanere segnati per sempre.
Santo Romano, 5 novembre 2024. Sparato al petto per aver difeso un suo compagno, innocente con l’unica disattenzione di aver calpestato una scarpa che ha compromesso la vita del suo giovane amico.
Arcangelo Correra, 12 novembre 2024. Ucciso per un colpo di pistola, partito per sbaglio durante un momento di divertimento dal suo amico diciannovenne Renato Caiafa.
Stefano Cirillo, 15 novembre 2024. Ennesimo anello di una faida in corso per il controllo del taglio dei boschi nell’Alta Valle del Mesima.
Il popolo italiano e lo Stato hanno tentato di attivarsi affinché le notizie venissero diffuse e dimostrassero la necessità di evitare che queste azioni si ripetano. Improvvisamente, dopo pochi giorni, le persone hanno indossato di nuovo quella busta che oscura la realtà e che si spera verrà di nuovo, almeno temporaneamente, tolta non solo per il prossimo fatto di cronaca, ma sempre. Nel mentre … tutto continua a tacere.

Articolo e immagini a cura di Miriam Vernillo, Letizia Pancione e Veronica D’Alessio

 

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