Clementina Donisi
Donisi Clementina imprenditrice di seconda generazione, vicepresidente di Confindustria Benevento con delega alla Manifattura, Impiantistica e Meccatronica, dinamica, flessibile, dolce ma tenace progetta interventi di sviluppo e crescita per il nostro territorio che vedano le donne sempre più protagoniste.
Qual è stato e com’è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
È stato un percorso naturale che è scaturito dall’impegno e dalla convinzione che le buone idee e le buone pratiche devono essere condivise per fare crescere il nostro territorio. In Confindustria oggi sono vicepresidente con delega alla Manifattura, Impiantistica e Meccatronica. Prima di questo incarico sono stata per quattro anni presidente della Sezione Meccanica, Installatori Impianti e Fonti energetiche grazie a Filippo Liverini che mi volle a ricoprire questo ruolo perché vide in me del potenziale: ero una persona dinamica, che si impegnava ed in quel momento rappresentavo quello che serviva all’associazione. Inutile dire che mi sentivo inadeguata allora allo stesso modo di quando il presidente Vigorito mi scelse per far parte della squadra dei vicepresidenti. Non conoscevo il Presidente e lui non conosceva me, credo che gli abbiano parlato del lavoro che avevo fatto per la sezione meccanica e mi proposero per il nuovo incarico. Praticamente il Presidente mi ha scelto a “scatola chiusa” e oggi non manca occasione per ricordarmi che sono la sua “spina nel fianco” … Forse si è pentito? Chi lo sa?! Questo dovete chiederlo a lui. Il fatto che fossi l’unica donna non mi metteva a disagio, nemmeno il fatto di essere la più giovane nel Consiglio di presidenza mi intimidiva, mentre invece mi creava un po’ di disorientamento l’essere fra imprenditori di grosso spessore perché ero espressione di una piccola azienda e spesso all’inizio mi sono chiesta “Ma che ci faccio io qua!?!”. Oggi sono felice di aver accettato questo incarico perché ho avuto modo di conoscere delle persone magnifiche che mi hanno fatto crescere in termini di esperienze umane e professionali e ho acquisito maggiore consapevolezza delle mie capacità e delle mie idee. Soprattutto e lo dico con grande senso di stima, sono onorata del privilegio di vivere questa esperienza sotto la guida del presidente Vigorito, uomo di grande sensibilità ed umanità oltre che di profonda cultura personale e imprenditoriale.
Come ha visto cambiare le generazioni?
Oggi si usa molto indentificare le varie generazioni con dei termini specifici … si parla di Millennials, Generazione Z, ora credo siamo agli Alpha i nati dal 2010 ad oggi … ma devo dire che non mi piacciono molto queste “etichette”. Mi piace più parlare di giovani di ieri, di oggi e di domani. Secondo me voi giovani di oggi siete paragonabili a dei vulcani … i vulcani, sapete, possono essere esplosivi o effusivi; quelli esplosivi possono proiettare materiali incandescenti anche a chilometri di distanza, influenzando potenzialmente il clima dell’intero pianeta come le giovani menti brillanti che con le loro intuizioni possono cambiare la storia oppure vulcani con eruzioni effusive la cui caratteristica è di avere la lava che scorre dolcemente e costantemente come i giovani posati, metodici e appassionati che esprimono il loro potenziale nelle azioni del quotidiano. Rispetto alla mia generazione voi giovani di oggi siete molto più svegli, più veloci, più tutto talvolta anche in senso negativo … certamente è la società contemporanea che viaggia su binari dell’alta velocità e voi siete nati già connessi, disponete di molte più informazioni che avevamo noi o le generazioni prima della mia; avete molte opportunità, maggiori stimoli, ma questo vi rende anche molto più fragili e vulnerabili. Il nostro compito è quello di supportarvi nei momenti di crescita soprattutto nelle fasi cruciali della vita, nelle fasi delle scelte, o quando la vita vi riserva degli sgambetti. Il nostro compito è di ricordarvi che siamo tutti umani, che tutti possiamo sbagliare perché siamo degli esseri imperfetti e nella vita c’è sempre un rimedio a tutto … bisogna solo scoprirlo. Qualche settimana fa sono stata al CIRA, Centro Spaziale Ricerca Aerospaziale, in occasione di un evento dedicato a Paolo Annunziato, Presidente dell’unica Biobanca Nazionale sulla SLA e già Direttore Generale del CNR e Presidente del CIRA, scomparso poco meno di un anno fa e vi lascio questa sua frase “Non è vero che non esiste una cura della SLA, occorre solo scoprirla”.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?
Devo dire di no, o quantomeno non le ho percepite. Piuttosto la “naturale” discriminazione si determina nel momento in cui sai che non puoi fare una cosa perché devi farne altre mille, perché oltre al lavoro si è anche mamma, moglie, figlia. Quando sono particolarmente stanca penso al fatto che se fossi nata maschio avrei “faticato” molto meno, in termini di impegno fisico e mentale! Ma poi la mia memoria va alla bellezza e alla potenza di noi donne in quanto generatrici di vita e la sensazione di avere una propria creatura che nasce e si nutre di te è la più grande delle gioie della vita, è l’essenza stessa della vita ed è una prerogativa che annienta qualsiasi possibile discriminazione. Auguro a tutte di diventare mamme!
Pensa che il suo lavoro possa essere sostituito dall’IA?
Forse sì, forse no, chi può dirlo…l’IA è trasformativa a 360° ma è una tecnologia inventata dall’uomo e serve a migliorare la qualità della vita delle persone. Non mi spaventa l’IA ma servono delle regole che governino il suo utilizzo. La mancanza di regole, di norme e soprattutto del controllo nell’applicazione delle regole porta al caos ma questo vale per tutto, vale per la famiglia per la società, per la politica. Nel caso dell’IA è certamente più difficile anche governare questa fase di regolamentazione che è in divenire ma forse è necessario promuovere una maggiore formazione diffusa in tutta la società del potenziale (positivo e negativo) dell’IA in uno con una formazione specializzata perché anche i piani di studio delle università forse devono prevedere dei percorsi specifici. Credo comunque che bisogna lavorare anche molto a livello culturale per costruire una maggiore responsabilità etica individuale.
Ha avuto un’altra donna e/o un’altra persona a cui si è ispirata o a cui si ispira?
Mia mamma, lei è una persona buona che vede il bene il tutte le persone, che si prodiga per gli altri e che soprattutto con il suo esempio mi ha trasmesso lo spirito di sacrificio, la passione per il lavoro, il senso della famiglia e del prendermi cura degli altri. Non è servito che lei mi spiegasse questi concetti, mi è bastato osservarla. È una cosa importante questa, essere un esempio perché chi ci osserva può prendere da noi il meglio di noi ed applicarlo al proprio modo di essere e migliorarsi. Anche se siamo profondamente diverse dal punto di vista caratteriale, io sono più dura, estremamente realista, forte e determinata (in questo ho preso da mio padre) credo di aver assimilato tanto da lei e ne sono orgogliosa.
Come vede la donna nella società di oggi?
La donna la vedo come un treno in corsa, a volte come un caterpillar, ma anche come un fiore delicato, a volte fragile e bisognoso di attenzioni. Il mio personale vissuto mi porta a vedere il bicchiere mezzo pieno ma io sono così, sono tosta e sono capace di far valere le mie idee ma mi rendo conto che non sempre è così, che troppe donne vivono gravi disagi oppure non hanno la giusta spinta o motivazione per emergere. Noi donne però sappiamo costruire e mantenere meglio le relazioni, sappiamo instaurare rapporti professionali che sono anche interpersonali; dobbiamo spingere solo di più verso il concetto di rete. A tal proposito voglio segnalarvi che in Confindustria BN è nata la “RETE #DONNA” un gruppo di lavoro che si propone di avere una maggiore partecipazione attiva della componente femminile delle aziende associate al sistema confindustriale. Possono partecipare le imprenditrici, le socie, le figlie, le mamme, le sorelle, le dirigenti industriali o funzionarie e collaboratrici che abbiano responsabilità direzionali autorizzate nelle aziende associate. È un modo per fare emergere il potenziale femminile che è presente nelle nostre aziende ma che partecipa poco alla vita associativa. Sono certa che sapremo utilizzare questa rete per far emergere il meglio delle nostre progettualità e di idee ma anche semplicemente per avere la possibilità di conoscerci meglio e di scambiarci esperienze di vita.
Ha ancora senso parlare nel 2024 della festa della donna?
Si racconta che l’8 marzo del 1908 le operaie dell’industria tessile Cotton di New York rimasero vittime dell’incendio divampato all’interno dell’azienda dove erano state segregate dai proprietari in risposta allo sciopero indetto dalle lavoratrici che chiedevano condizioni di lavoro migliori e salari più alti. Credo che se c’è stato un momento storico in cui si è ritenuto importante l’istituzione di una giornata dedicata alle donne dobbiamo rispettare questa ricorrenza. Se riflettiamo sull’originario motivo dell’istituzione di questa festa forse tutte noi dovremmo onorare quelle vittime del 1908 ma il tempo cambia il significato delle cose. Credo che ognuno sia libero di festeggiare l’8 marzo oppure no, ma sicuramente è una ricorrenza che va rispettata. E poi se ci riflettiamo anche oggi un tema molto forte è quello delle condizioni di lavoro delle donne e della disparità salariale … solo che oggi la chiamiamo questione di genere.
Quali sono le difficoltà che ha incontrato e come le ha superate?
Le difficoltà sono state e sono tantissime, ogni giorno, sia dal punto di vista personale che lavorativo ma è il superamento delle difficoltà che ti porta ad essere una persona migliore di quella che eri. La più grande prova che ho dovuto affrontare, che mi ha segnato profondamente perché è stata sconvolgente e ha stravolto totalmente la mia precedente vita è iniziata 13 anni fa, con la nascita del mio secondo figlio e continua ancora oggi. Mio figlio è nato con un grave problema cardiaco e a soli 3 mesi è stato sottoposto al primo intervento a cuore aperto, un secondo a 15 mesi e poi tante, tante, tante complicazioni … altri interventi, poi una diagnosi di malattia rara. Molto dell’essere la donna che sono oggi lo devo a quel periodo e a tutto quello che dal punto di vista personale ho affrontato con mio marito, l’altra mia figlia e tutta la famiglia. L’aver vissuto per tanti mesi in ospedale, in un ospedale pediatrico ti fa capire ed apprezzare la bellezza della vita. Ho visto cose prima di allora inimmaginabili. Sono stati momenti duri, avrei strappato il cuore pulsante dal mio petto per darlo a mio figlio; fortunatamente la fede e la preparazione dei medici hanno garantito a mio figlio di vivere. Oggi sono una persona migliore rispetto al passato, la sofferenza soprattutto, quando tocca un figlio, fa male perché sei impotente ma ti fortifica dentro. Certamente è anche per questo vissuto che sono così forte e oggi raramente mi spaventa qualcosa. Affronto i problemi a viso scoperto ed a testa alta perché la vita mi ha insegnato che bisogna reagire ai problemi perché una soluzione si trova sempre … solo alla morte non c’è rimedio!
Quale messaggio vuole lasciare alle giovani donne?
Siate voi stesse, scavate nel vostro profondo per capire cosa volete fare e chi volete essere, non indietreggiate, non temete di fare brutte figure, non sopravvalutatevi ma non sminuitevi, divertitevi, sorridete, ballate, studiate, viaggiate, aprite la vostra mente, siate curiose ed imparate più che potete perché tutto serve nella vita per trovare il proprio equilibrio e la propria serenità … che fa rima con felicità.
Intervista e foto a cura di Giada Passariello e Rossella Lanni