Il senso della vita

La musica ci accompagna negli eventi di tutti i giorni e a volte le parole di una canzone risuonano nella nostra mente fino a ricordarci un momento che ha lasciato dentro di noi un segno indelebile, positivo o negativo che sia. Sembra riprendere il monere et delectare di oraziana memoria. Mira ad ammonire gli errori dell’uomo per invitarlo a riflettere ma con parole che risuonano piacevoli all’orecchio.

Quanto volte abbiamo cantato a squarciagola le nostre canzoni preferite? Non sempre ci soffermiamo sulle parole dei testi che cantiamo, restando superficiali e non riuscendo a comprenderne pienamente il messaggio.

E’ il caso della canzone CHE SIA BENEDETTA di Fiorella Mannoia, con cui partecipò al festival di Sanremo del 2017 arrivando al secondo posto in classifica. Si tratta, come ha affermato la cantante, di “un inno alla vita, come recita il brano, in questo momento difficile della nostra storia”.

Viviamo, infatti, in una società dominata dalla teoria di Darwin, dalla legge del più forte come raccontava già Fedro nelle sue favole per arrivare fino a Verga, quando a distanza di secoli sembra non essere cambiato nulla. Ancora esiste la sopraffazione del più forte sul debole, di una fantasmagoria del progresso… ma che fine fa il senso della vita? I valori?

Ecco che questa canzone può aiutarci. Le sue parole toccano tanti aspetti che spesso vengono tralasciati partendo dalla frase “quante volte condanniamo questa vita illudendoci di averla già capita, non basta”. Aveva ragione Fiorella, ci illudiamo di aver capito tutto della vita, ma non è così perché viviamo un viaggio in fieri, aperto e in continuo divenire, un viaggio in cui gli uomini hanno paura anche di dimostrare affetto nei confronti di una donna perché ritenuto “da sfigati”, un viaggio in cui le donne hanno paura di camminare da sole per strada, un viaggio in cui i bambini passano più tempo con i dispositivi che a giocare, un viaggio in cui si pensa a fotografare un tramonto ma poi non lo si guarda con il cuore,  un viaggio in cui conta l’apparire e non l’essere.  La vita viene intesa oggi come “incoerente e testarda” ma in realtà “siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta” perché come per Seneca è un dono labile e fuggevole, che chiunque può portarci via.

Questa canzone dovrebbe essere un invito per tutti gli uomini a trovare sé stessi, a non restare ancorati alle proprie incertezze, anon aver paura di dimostrare affetto a chi vogliamo bene, a capire che siamo tutti speciali e per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta. Non dobbiamo mai sentirci diversi poiché come recita la canzone “qui nessuno è diverso, nessuno è migliore”.

Articolo e immagini a cura di Irene Russo e Annamaria Principe

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