Lidia Poët: una storia di emancipazione femminile

Lidia Poët fu la prima donna ammessa nell’Ordine degli avvocati e abilitata alla professione in Italia nel 1883. Dopo 140 anni, la sua lotta per l’emancipazione delle donne viene celebrata con una serie omonima La legge di Lidia Poët. Ma partiamo dal principio: qual è la sua storia?

Nasce da una famiglia agiata il 26 agosto 1855, si laurea in giurisprudenza il 17 giugno 1881 dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne e solo all’età di 65 anni, dopo una lunga lotta sociale, diviene la prima donna in Italia ammessa all’esercizio dell’avvocatura, riuscendo a vincere le resistenze di numerosi colleghi maschi, che non potevano accettare che una donna infangasse l’immagine della professione di avvocato. La sua lotta, teoricamente legittima, è stata più ardua di quanto si creda, soprattutto contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere radicati nella società di allora e, in parte, presenti ancora adesso.

L’opposizione del mondo maschilista dell’avvocatura si basava soprattutto sull’inadeguatezza del carattere delle donne a un tale ruolo, sull’idea che le donne dovessero dedicarsi ad altro, ovvero la famiglia e i figli, e anche su un criterio, bizzarro ai nostri occhi, di abbigliamento femminile, che a detta dei giudici mal si conciliava con l’austerità della toga. Lidia Poët non poté quindi esercitare a pieno titolo la sua professione, ma collaborò con il fratello Giovanni Enrico e divenne attiva soprattutto nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne, sostenendo anche la causa del suffragio femminile.

La serie Netflix, uscita in piattaforma il 15 febbraio 2023, diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, è suddivisa per la sua prima stagione in sei episodi e segue le vicende di questa storia passo per passo. Lidia Poët, interpretata dall’attrice ventisettenne Matilda De Angelis, viene presentata come un personaggio con un carattere frizzante ed esuberante, una donna che nonostante un contesto sociale sfavorevole è riuscita a far sentire la sua voce, ma l’interpretazione della storia non è stata da tutti apprezzata. I discendenti della donna hanno definito volgare ed estremamente romanticizzato il comportamento della Lidia della fiction, soprattutto per la scena spinta del primo episodio e il linguaggio non adatto ad una donna del 1800 che ha fatto molto per l’emancipazione femminile.

I personaggi, però, sono ben bilanciati e pertinenti, così come i “casi” dei clienti che si intrecciano alle varie storylove che la rendono una serie perfettamente equilibrata e realistica, ma allo stesso tempo molto romanzata, così come il finale, che lasciamo alla vostra curiosità, evitando spoiler.

Il nostro consiglio? Guardare la serie ma prenderla con le “pinze” per quanto riguardo la veridicità dei fatti storici, cercando di trarre gli stimoli più interessanti sulla questione della parità di genere.

Articolo a cura di Assunta Rita De Lucia Assunta e Chiara Armellino

Immagine a cura di Federica Cecere

 

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