Chiara Ferragni: un messaggio alternativo

Sentivamo la necessità di portare sul palco più popolare d’Italia un messaggio sociale.

In occasione del festival di Sanremo, Chiara Ferragni ha dimostrato, ancora una volta, di poter comunicare attraverso il suo lavoro, la sua passione: la moda. Le aspettative su quello che avrebbe indossato erano molto alte, ma è riuscita realmente a stupirci. Protagonista dell’apertura del Festival con il suo abito di seta nero e una stola che funge da manifesto con il ricamo PENSATI LIBERA (inspirato a Calire Fontaine), è stata la voce delle donne e delle loro insicurezze. L’abito è dedicato ad esse, nella speranza che un giorno potranno sentirsi assolte dagli stereotipi e i modelli convenzionali imposti dalla società, che si sentono in dovere di rispettare. Lei stessa è la prima a “sentirsi incasellata in uno spazio identificato per lei dal patriarcato”.

 

Come dopo e durante la serata, anche nel corso di tutta la sua carriera, Chiara Ferragni è stata spesso vittima di odio gratuito e insulti ingiustificati, per la sola azione di svolgere il proprio lavoro con passione, mostrando sé stessa per ciò che è. L’invidia sovrasta i suoi haters tanto da travolgerla di commenti negativi nei suoi post di Instagram. Per sentirsi donna e per dare a tutte le altre la stessa forza, ha indossato un abito bianco su cui sono stati ricamati gli insulti più letti e che più l’hanno colpita. Questo vestito simboleggia la pagina di un libro sul quale risaltano le parole in nero contro cui bisogna combattere ogni giorno: DISGUSTING, Ma sei mamma escort?, Ma quant’è secca?

Il vestito senza vergogna, indossato per la sua terza comparsa al fianco di Amadeus, è la rappresentazione di Eva, “la prima donna della storia indotta a provare vergogna”.  Il corpo nudo non va visto con disprezzo, giudicato o considerato fonte di abuso e di violenza. La donna non deve mostrare il suo corpo con disagio.

Il quarto e ultimo abito di alta moda, è soprannominato “la gabbia”, la trappola delle convenzioni a cui sono soggette le nuove generazioni. Questo abito non è rivolto solo alle donne, ma a tutti i giovani che si sentono obbligati a rispettare canoni a loro assegnati, ma che non li rappresentano.

Insomma la libertà è stato il filo conduttore tra i quattro abiti, e il tema centrale del pensiero di Chiara. E’ stata una vera e propria dichiarazione di condanna sul peso che le parole hanno sull’animo delle donne e delle persone in generale e alle conseguenze che esse possono portare, fatta in modo semplice e genuino come quello che ha sempre dimostrato di essere Chiara. Forse a colpire di più è stato il sorriso che ha avuto mentre mostrava ciò con cui deve convivere ogni giorno.

Articolo e immagini a cura di Letizia Pancione

 

 

 

 

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