Rachele Russo
Rachele Russo gemelli, ex studentessa del Fermi, giovanissima donna in carriera, laureata presso il Politecnico di Torino in Ingegneria Fisica e in Nanotechnologies for ICTs (Information Communication Technologies) e presso Université Paris Cité in Quantum Devices! Determinata e volitiva, volerà presto a Stanford per seguire con passione il suo prossimo obiettivo allo scopo di lasciare un segno nella società!
Quale è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
Io, come voi, ho frequentato questo liceo, l’indirizzo scientifico e poi mi sono iscritta al Politecnico di Torino e ho frequentato il corso di Ingegneria Fisica, conseguendo la laurea magistrale in Nanotechnologies for ICTs, dove ICT sta per Information Comunication Technologies, però il mio percorso è stato un po’ particolare perché il secondo anno di magistrale l’ho frequentato a Parigi, facendo un percorso di double degree (doppia laurea): un anno a Torino e uno a Parigi. Il percorso si chiamava “Quantum Devices” (Dispositivi quantistici), ed è stato in lingua inglese. Negli ultimi sei mesi del mio percorso universitario ho svolto un tirocinio in America nell’azienda IBM e mi sono occupata di intelligenza artificiale e in particolare dello sviluppo di un processo per la fabbricazione dei dispositivi di cui mi occupo. Adesso, finito il mio percorso universitario, sto per iniziare un dottorato di ricerca all’università americana di Stanford nel Dipartimento di Material Science Engineering (Scienza dei materiali di Ingegneria) che durerà cinque anni. Ho sempre avuto le idee chiare riguardo ciò che avrei voluto fare, anche se col tempo mi sono indirizzata verso il mondo dell’ingegneria, della tecnologia e della ricerca.
Cosa l’ha spinta a seguire questo percorso?
Sono sempre stata appassionata del mondo dell’ingegneria, infatti da piccola ho sempre detto che avrei fatto l’ingegnere e in particolare che avrei costruito gli aerei. Poi col tempo, ognuno capisce quali sono le cose che più possono piacergli/le ed io ho capito quanto mi piacesse la fisica specialmente negli ultimi anni di liceo. Ho deciso quindi di seguire la facoltà di Ingegneria Fisica, anche informandomi riguardo gli esami e le prospettive future che mi avrebbe dato la laurea, ma è stata la passione a spingermi a fare tutto quello che ho fatto, perché l’importante, qualsiasi cosa si scelga, è fare ciò che piace indipendentemente da cosa sia, perché se qualcosa non ti piace non riesci a farlo bene.
Quali sono le sue ambizioni future?
Per molti quello che sto facendo può essere un traguardo però, nonostante andare in un’università americana per un dottorato lo sia, io non mi sento arrivata. Mi sento piuttosto all’inizio di un percorso di crescita che penso mi darà tanto sia dal punto di vista personale, perché sarò in un ambiente completamente diverso da quello in cui sono cresciuta, sia dal punto di vista professionale. La mia ambizione quindi è quella di crescere e acquisire tutte le capacità che mi può dare questo dottorato e poi arrivare a lavorare in un’azienda importante, ma non che abbia un nome importante, piuttosto una che possa contribuire a uno sviluppo della società e a un benessere significativo. Il mio obiettivo è fare cose che contribuiscano a migliorare la società di oggi.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?
Sì, l’ambiente dell’ingegneria è prevalentemente maschile. Anche se negli ultimi anni le donne stanno guadagnando terreno, ad esempio la percentuale di donne e uomini nella mia università era quasi la stessa, mi sono spesso trovata come l’unica donna in un ambiente di soli uomini, con battute frequenti proprio su questo. Quindi sì, ancora oggi, soprattutto nel mio campo, c’è uno sbilanciamento tra donne e uomini.
Pensa che il suo lavoro possa essere sostituito dall’intelligenza artificiale?
No, non credo possa accadere, perché nel mio settore si programma l’intelligenza artificiale e ci sarà sempre bisogno di un uomo che la programmi. Senza le informazioni fornite dall’uomo all’intelligenza artificiale, questa non potrebbe fare nulla. Certamente può migliorare il lavoro dell’uomo. Durante la mia tesi, infatti, ho creato un modello di intelligenza artificiale per ottimizzare ciò che faceva l’uomo. L’intelligenza artificiale non è perfetta, quindi ci sono errori che solo l’uomo, con la sua esperienza, può notare e migliorare.
Ha avuto un’altra donna e/o un’altra persona a cui ispira?
Mia madre è stata sicuramente di grande ispirazione, soprattutto per quanto riguarda i rapporti umani. Cerco sempre di ispirarmi a lei quando mi relaziono con le persone. Dal punto di vista lavorativo, molte donne hanno fatto progressi nella scienza, molti dei quali non sono stati riconosciuti. Quella che più mi ispira da questo punto di vista è Fabiola Gianotti, la direttrice del CERN di Ginevra. L’ho studiata alle scuole medie e da allora l’ho sempre vista come un punto di riferimento perché è la direttrice del più grande centro di ricerca in Europa e ha fatto grandi scoperte nell’ambito della fisica. Ma ce ne sono davvero molte a cui ispirarsi.
Come vede la donna nella società di oggi?
Nonostante oggi, rispetto alla generazione dei nostri nonni, la donna abbia un ruolo diverso e abbia ottenuto diversi traguardi come il diritto di voto, credo che la parità non sia stata pienamente raggiunta. Anche se sembra che sia così, vedo ancora che c’è molto da fare. Molte persone non si rendono conto che essere donna non è una debolezza.
Ha ancora senso nel 2024 parlare di festa della donna?
Sì, perché la parità in molti contesti non viene vista come dovrebbe e molto spesso sono anche le donne a non sentirsi propriamente adatte a ricoprire un determinato ruolo o ad essere al pari di un uomo. Bisogna valorizzarsi di più: siamo forti, il motore del mondo, basti pensare al ruolo della madre in famiglia, che spesso si occupa di tutto. Quindi sì, ha senso perché bisogna celebrare le conquiste ottenute e prepararsi a quelle che ancora dobbiamo ottenere.
Quali sono state le difficoltà che ha incontrato e come le ha superate?
Il percorso universitario è stato molto intenso e difficile: l’ambiente era competitivo, la mole di studio prima e di lavoro poi tanta e le aspettative erano molto alte. Ho affrontato le difficoltà contando molto su me stessa e sulle mie capacità, facendo molti sacrifici, rinunciando ad alcune cose, dando priorità allo studio: se si hanno degli obiettivi per raggiungerli bisogna essere consapevoli di dover avere delle priorità. Mi hanno aiutato molto anche tutte le persone che mi sono state accanto, la mia famiglia e i miei amici: non mi hanno mai fatto pesare le rinunce che facevo perché dovevo studiare, anche loro sapevano che era una cosa a cui tenevo molto. Molte persone mi sono state vicino in questo senso, mi hanno dato la spinta per poter continuare anche nei momenti di difficoltà, soprattutto considerando le difficoltà legate all’essere molto lontana da casa.
Quale messaggio vuole lasciare alle giovani donne?
Non lasciatevi intimorire, non pensate che l’ambito scientifico sia solo per uomini perché non è così. Molto spesso sento le ragazze dire che la matematica è difficile e pensano che non sia una cosa da donne, ma non è così: è molto semplice, basta capirla. Non scoraggiatevi di fronte al mondo della scienza, della fisica o della matematica. Soprattutto non fatevi scoraggiare da qualcuno che vi discrimina solo perché siete donne, credete in voi stesse perché voi siete artefici del vostro futuro.
Intervista e foto a cura di Chiara Cecere, Marialaura Corrado e Carmen Luciano