Blandina Lanni
Blandina Lanni sagittario, giovane laureata in medicina, direttore amministrativo e responsabile del laboratorio di analisi San Rocco di Montesarchio, tenace, determinata, la accogliamo in redazione e cogliamo subito la sua emozione! Con la sua intervista intraprendiamo un viaggio alla ricerca di un sogno da realizzare, pieno di coraggio e tenerezza, di determinazione e sacrificio.
Qual è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
Ho fatto il liceo classico e mi sono laureata in Medicina e Chirurgia nel 2022 al Campus biomedico di Roma. Poi ho provato subito il test per la specializzazione e sono entrata ad Ortopedia, ma ho rifiutato perché mi sono successe alcune cose che mi hanno fatto capire che non era quella la mia strada. Avrei dovuto prendere servizio il 2 novembre, il giorno prima ho deciso di non proseguire e il 6 ho preso servizio al laboratorio di analisi di mia madre del quale sono amministratrice legale dalla sua morte, 2017.
Cosa l’ha spinta a seguire questo percorso?
Una parte della mia famiglia fa parte del mondo medico-scientifico. Nella scelta è stata decisiva mia madre, mi ha un po’ imposto di seguire questo percorso, si è presa una grande responsabilità e ci ha visto lungo perché mi sono trovata benissimo, avevo solo paura di affrontare il test d’ingresso.
Quali sono state le difficoltà incontrate? Come le hai superate?
In realtà io ho sofferto della sindrome dell’impostore: quando sono entrata a medicina pensavo di non meritare il mio posto. La distanza che percepivo con gli altri mi ha spronata ad andare avanti soprattutto per dimostrarlo a me stessa.
Quali sono le sue ambizioni future?
Sicuramente al primo posto c’è la specializzazione, per cui sto studiando. Mi piacerebbe dermatologia come prima scelta, ma bisogna mettere sulla bilancia tante cose, sia ciò che piace veramente, sia ciò che potrebbe piacere. Mio obiettivo primario resta il laboratorio, che spero possa crescere con me perché lo ho accolto come “un embrione” che mi è stato donato e quindi spero di poterlo portare a livelli ancora più alti, ecco.
Hai mai subite discriminazioni in quanto donna nel tuo percorso?
Sicuramente sì, ho avuto professori che mi hanno detto anche che le femmine non possono diventare chirurghi, perché se un giorno dovesse decidere di avere figli potrebbero avere problemi nel lavoro. Altri invece lo facevano agli esami, il che è anche peggio, perché modificavano i voti in base al sesso della persona che avevano davanti.
Pensa che il suo lavoro possa essere sostituito dall’intelligenza artificiale?
Magari nella diagnosi sì, però visto che anche la medicina non è una scienza esatta l’intelligenza artificiale arriva fino a un certo punto, anche perché deve essere comunque il medico specializzato a intercettare dei sintomi o soprattutto i segni, ci vuole anche sensibilità, il paziente si sente confortato dalla figura del medico soltanto ad averlo davanti.
Secondo lei gli ingegneri biomedici soprattutto per quanto riguarda la chirurgia possono sostituire la figura del medico?
No, perché gli ingegneri biomedici danno un supporto alla medicina, il medico e l’ingegnere biomedico sono delle figure vicine che se racchiuse in un’unica persona potrebbe portare a qualcosa di veramente eccezionale. Poi dipende sempre da come è strutturato il percorso di studi. Se la domanda è prendi un ingegnere biomedico e mettilo a fare il chirurgo, allora no. Anche dietro la chirurgia robotica c’è comunque l’uomo, la mente umana è un’altra cosa, soprattutto durante un intervento dovendo considerare comunque la variabilità umana, interumana, può capitare di dovere prendere una decisione inaspettata perché magari c’è una variante anatomica.
Hai avuto un’altra donna o un’altra persona a cui ti sei ispirata e ti ispiri ancora?
Eh sì, vabbè, questo sì, come dicevo prima, mia mamma è stata fondamentale in tutto il mio percorso evolutivo di crescita, come alla fine penso ogni madre per la propria figlia. Mia mamma per me era proprio il top, da qualsiasi punto di vista. Era una biologa e aveva anche intrapreso il corso di studi in medicina poi messo da parte per crearsi una famiglia. Forse anche per questo ha voluto che io diventassi un medico e aveva visto giusto!
Come vedi la donna nella società di oggi?
Abbiamo fatto passi da gigante rispetto a vari anni fa, però le donne dovrebbero supportarsi di più a vicenda: l’uomo fa branco, la donna invece è sola contro tutti e quindi per emergere deve anche scontrarsi con le proprie simili.
Ha ancora senso del 2024 parlare di Festa della donna?
Sì, perché bisogna comunque ricordare il motivo per cui è stata istituita. Sarebbe bello dire che non ce ne sia più bisogno, ma in realtà non è così: il femminicidio esiste, finché ci sarà la donna e finché ci sarà l’uomo probabilmente ci sarà il femminicidio. Bisogna agire sulla mentalità. E se questa celebrazione viene vissuta come un momento di riflessione e crescita può contribuire al cammino dell’emancipazione.
Come concili la vita lavorativa con quella privata?
“Me prima di tutto” è il mio motto. Siate profondamente egoiste, sappiate che potete avere tutte le relazioni del mondo, fate quello che volete, però l’importante è che dovete mettere sempre voi stesse al primo posto. Non dovete mai subordinare le vostre scelte agli altri, dovete realizzarvi prima voi come persone e poi preoccuparvi. Io ho lo stesso ragazzo di quando ho iniziato questa mia avventura medica. Mi raccomando, voi prima di tutto, pure a costo di soffrire. Io almeno ho fatto così, mi sono chiesta: “Blandina che cosa vuole fare?”, “Vuole andare all’università a Roma?” Benissimo, Blandina va all’università a Roma, poi che cosa succede di contorno si vede.
Quale messaggio vuole lasciare a noi e a tutte le giovani donne?
Ce la farete a fare qualsiasi cosa nella vostra vita voi vogliate fare, perché non è una stupidaggine credere nei propri sogni. Basta rimboccarsi le maniche e provarci, poi nel caso in cui non si riesca si può essere a posto con sé stessi. Siate determinate e mettetecela anche più degli altri perché in un mondo che non ha ancora raggiunto la parità di genere è un po’ più difficile per le femmine raggiungere i propri obiettivi, però non dovete neanche sentirvi vittime di un’ingiustizia sociale. Credete sempre in ciò che fate, e anche quando non ci credete, fingete di crederci e alla fine riuscirete comunque a raggiungere l’obiettivo.
Intervista e foto a cura di Raffaella Mauro, Ilaria Palluotto e Emanuela Lombardi