Amalia Izzo
Amalia Izzo sagittario, ex fermina, laureata in Bocconi, poco più che ventenne vola a Londra per lavorare nelle più note banche d’affari del globo! Si occupa di fusioni e acquisizioni ed è capo del team che copre fondi infrastrutturali. Il mondo è la sua casa, tenace, intraprendente, coraggiosa, determinata… in una parola: vincente!
Quale è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
È successo un po’ per caso, all’università ho studiato finanza, all’epoca una delle carriere più prestigiose era lavorare in una banca d’affari, non pensavo di poterne essere capace, mai dubitare delle proprie capacità! A seguito di alcuni colloqui con delle banche d’affari, l’opportunità era a Londra! Quando ho cominciato pensavo sarebbe durato due massimo tre anni, invece sono vent’anni che lavoro in banca d’affari con grande entusiasmo ma con altrettanto sacrificio.
Cosa l’ha spinta a seguire questo percorso?
All’inizio sicuramente la curiosità ma anche il fatto che fosse una carriera prestigiosa. Molti colleghi universitari la stavano intraprendendo e ero molta curiosa, quando poi ho cominciato a lavorare ho scoperto che era molto più interessante di quanto mi aspettassi. È un lavoro che cambia spesso. Sono riuscita ad imparare tantissime cose, a lavorare con persone molto interessanti, ad avere contatti in tutto il mondo, molto stimolanti, a viaggiare tanto. Non è mai stato un percorso monotono, ma è stato sempre una nuova crescita e una nuova scommessa, questo è importante in qualsiasi cosa si faccia.
Come ha visto cambiare le generazioni?
Le generazioni di oggi sono molto diverse rispetto a quando ho iniziato io a lavorare in banca. Noi lavoravamo tantissimo, non osavamo chiedere nulla, neanche come compilare un modello e sicuramente mettevamo il lavoro prima di tutto, cancellando anche viaggi all’ultimo minuto. Oggi i ragazzi sono più liberi, fanno tante domande, hanno molto più rispetto del loro tempo libero, cosa importante perché bisogna essere bilanciati in quello che si fa e salvaguardare il tempo da dedicare a sé stessi. Di negativo noto una minore passione, il cambiare tante volte senza dedicarsi completamente a quello che si fa, arrendersi alle prime difficoltà. Queste ci sono sempre in qualsiasi campo della vita, ma bisogna avere la tenacia per affrontarle e non mollare.
Quali sono le sue ambizioni future?
Nel futuro – dopo vent’anni in financial bank – vorrei fare un lavoro con un impatto maggiore sulla società a scopo più benefico. Non so ancora bene cosa, ma proseguo con questo obiettivo.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso lavorativo?
Discriminazioni vere e proprie no, ma allo stesso tempo una diversa considerazione anche in maniera inconscia per il fatto di essere donna da parte dei mie superiori, per i quali spesso era più semplice lavorare con degli uomini. Oppure colleghi che pensano che noi donne riusciamo ad andare avanti solo perché siamo donne, ma in realtà spesso e volentieri lavoriamo anche più di loro, abbiamo più tenacia e più intelligenza emotiva. Per cui in certi ruoli “funzioniamo” meglio. Non una vera e propria discriminazione ma un modo di essere vista che non fa sempre piacere.
Pensa che il suo lavoro possa essere sostituito dalla intelligenza artificiale?
Difficile possa essere sostituito, forse solo nelle parti più analitiche, ma il mio lavoro rimane molto di giudizio personale. Anche quando si fa una valutazione d’azienda c’è molto della parte umana rispetto a predire come una società possa evolversi nel futuro. Il mio lavoro è molto interpersonale, un lavoro fatto di relazione, di fiducia reciproca che si instaura con il cliente, è difficile possa essere sostituito da una macchina. Sicuramente cambierà come con l’avvento dei computer, i miei colleghi mi raccontano di quando lavoravano con i fax! Cambierà il mio lavoro anche in meglio, ma questo non vuol dire che l’intelligenza umana possa essere sostituita. L’intelligenza artificiale deve essere uno strumento per gli addetti ai lavori per fare cose più grandi.
Ha avuto un’altra donna e o un’altra persona a cui si è ispirata e a cui si ispira?
Ho conosciuto tante donne e uomini che mi hanno ispirato, una persona sola no. Si deve prendere sempre il meglio dalle persone con cui ci relazioniamo. È difficile seguire un modello perché vorrebbe dire stravolgere la propria personalità. Bisogna prendere le cose più vicine a noi e seguire l’insegnamento che ci sembra più adatto alla nostra persona, ho avuto tanti modelli che mi hanno ispirato ma da tutte le cose buone che ho visto, ho creato un mio modello, quello più vicino alla mia etica lavorativa, alla mia sensibilità. È importante non dimenticare mai chi siamo. Anche sul lavoro è fondamentale portare la propria umanità e sensibilità.
Ha ancora senso nel 2024 parlare di Festa della donna?
Parlare della festa della donna ha sempre senso, non è solo un giorno. Non ci celebriamo solo l’8 marzo. Questa giornata ha un valore storico per ricordare il percorso che hanno fatto le donne per arrivare ad oggi. Non dimentichiamo che viviamo in dei paesi relativamente evoluti, nel mondo ci sono ancora dei paesi dove la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo. Questa giornata deve ricordarci di continuare a crescere, di continuare a portare gli stessi diritti nel mondo e che la donna e l’uomo hanno diritto allo stesso trattamento.
Quale messaggio vuole lasciare alle giovani donne?
Alle giovani donne come ai giovani uomini direi: abbiate fiducia in voi stessi, non lasciate che la società vi imponga modelli, cercate di continuare a crescere, non si smette mai di crescere. Mantenete sempre una sana curiosità verso il mondo e verso la vita. Siate empatici, non sappiamo mai le altre persone cosa stiano vivendo, è importante essere sempre gentili, questa è una cosa che vi tornerà sempre indietro! In bocca al lupo! Vi auguro il meglio!
Intervista e foto a cura di Miriam Vernillo e Vittoria Migliaccio