Valentina Melisi

Valentina Melisi avvocato, mamma, assessore con deleghe alle politiche sociali, al contenzioso e all’ambito scuola-famiglia del comune di Rotondi, segno zodiacale ariete, tenace e coraggiosa ama il suo paese almeno quanto la sua famiglia, si dedica al sociale e promuove interessanti iniziative per migliorare il territorio di appartenenza.

Qual è stato e come è stato il percorso per ricoprire la carica di assessore?

Io sono stata sempre affascinata dalla politica, fin da bambina perché mio padre era coinvolto in politica e lo seguivo sempre. Ho fatto parte del coordinamento giovanile di Forza Italia, anche a livello regionale. Ho partecipato alla mia prima competizione elettorale nel 2009, con esito negativo, però è stata una grande esperienza, forse è stata più formativa quella che non l’ultima che mi ha portato alla vittoria, perché io l’ho vissuta come un trampolino di lancio. Ho avuto la fortuna di diventare avvocato subito dopo essermi laureata. A Rotondi nessuno mi conosceva, ho sempre trascorso la maggior parte del mio tempo chiusa dentro a studiare e non me ne vanto. Sebbene io sia convinta che dobbiamo studiare, è vero pure che dobbiamo anche vivere. Io mi sono trovata a 28 anni che la maggior parte dei miei compaesani non sapeva che fossi ancora a rotondi, la prima candidatura per me è stata una vetrina. Presentarmi come una giovane avvocata che si approcciava al mondo del lavoro, già difficile per una donna presentarsi come avvocato, è stato ancora più complesso in una competizione elettorale nella quale ero forse una delle più giovani. In quell’occasione non ebbi la fortuna di vincere la competizione ma fu veramente una grande soddisfazione perché ricevetti i complimenti soprattutto dai miei competitor, i miei avversari politici. Successivamente ho abbandonato temporaneamente perché poi mi sono sposata, ho avuto due bambini e in quel momento ho dovuto lasciare qualcosa. Poi si è presentata l’occasione di ricandidarmi e ci ho creduto fin dall’inizio, mi sono dedicata anima e corpo, in quei 30 giorni alla campagna elettorale. Sono entrata nelle case delle persone. Molti mi conoscevano, altri mi hanno conosciuta un po’ meglio. È stata una bella esperienza, seguita da un bel risultato e una bella affermazione. Ho sempre cercato di portare avanti la convinzione che le donne devono impegnarsi anche in politica, perché è un mondo maschilista. Ad oggi sono tra i pochi assessori donna, nonostante la norma preveda la cosiddetta quota rosa, che io odio. Non penso che debba esserci una norma a delinearci uno spazio. Probabilmente il legislatore ne ha sentito la necessità perché guardandoci intorno non c’è questa presenza femminile. È vero abbiamo un premier donna, ma ci sono voluti molti anni. Sono convinta che abbia vinto la tenacia che appartiene alle donne come la Meloni e poi forse il fatto che la gente era stanca, voleva un cambiamento qualunque esso fosse.

Nel suo percorso ha mai subito discriminazioni in quanto donna?

Devo dire di no. Anche se qualcuno magari ci ha provato, ma io non l’ho percepito, anche perché sono una tosta. Infatti mi dicono sempre “che peperino”, perfino i miei compagni di avventura politica. Ci credo in quello che faccio per cui personalmente non la sento la differenza con il politico uomo. Non so se esiste, non si può generalizzare, dipende molto dalle persone, dai contesti.

Come concilia la carriera con la vita privata?

Questa è una domanda difficile. Non sento nel confrontarmi con gli altri il senso di inferiorità in quanto donna, ma il limite naturale di essere donna lo avverto, perché ho due bambini, una famiglia e sento l’obbligo di metterla in primo piano, di rispettarla e di tutelarla, quindi è difficile conciliare le due cose. Io ammiro quelle persone che riescono a dedicarsi solo alla casa o solo al lavoro. Ho lavorato in molti luoghi diversi: Napoli, Avellino, Rotondi. Dopo il matrimonio non accettavo il fatto di dover lasciare andare un po’ il lavoro, soprattutto con la prima gravidanza, il primo figlio è stato quello che ha subito un po’ lo scotto di questa mia mancata consapevolezza che stava arrivando un bambino e che la mia vita stava cambiando, dentro di me dicevo “vabbè ce la posso fare”. La cosa di cui a distanza di 10 anni mi rendo conto è che all’inizio il matrimonio non avevo proprio capito che fosse difficile conciliare perfettamente la mia carriera con le mie passioni. Quando mio figlio Cristian aveva 25 giorni lo portavo nello studio con me oppure lo lasciavo da mia mamma, che nel primo periodo mi ha aiutato molto e mi ha permesso di continuare a lavorare ed esercitare la mia passione. Adesso mi rendo conto di dover un po’ rallentare, perché i bambini crescono e a 40 anni si è a metà della propria vita e si comincia ad avere la consapevolezza che a un certo punto devi scegliere se vuoi continuare a far finta di niente che il tempo non passi oppure vuoi cominciare a ritagliare uno spazio importante per la tua famiglia. Io sto cercando di dare più spazio alla famiglia che non alla carriera o alla politica.

Crede che questo tipo di problema, se dare più importanza alla carriera o alla famiglia, un uomo che decide di intraprendere la carriera politica se lo ponga ugualmente?

In questo momento mi metto un gradino più in alto rispetto all’uomo, penso che non si faccia lo stesso problema, si affida alla donna.

Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata?

No, per quanto mi riguarda, non ci sono specifiche persone che considero come un esempio. In generale, mi viene in mente mia madre, che era ed è tutt’ora la colonna portante della famiglia. Sebbene non sia la mia musa ispiratrice, anche perché caratterialmente sono molto diversa, la considero una donna eccellente.

Cosa fa nel ruolo di assessore e quali iniziative porta avanti?

Io ho tre deleghe da assessore: quella alle politiche sociali, una relativa al contenzioso e quella all’ambito scuola-famiglia. La prima delega è quella che mi impegna maggiormente, anche se ora le risorse economiche non sono sufficienti per svolgere a pieno il compito. Spesso mi sono messa in contatto con famiglie disagiate, ho a cuore quei bambini che non hanno le stesse possibilità che hanno gli altri. Per questo motivo ho cercato di offrire loro servizi-aiuti gratuiti come ripetizioni pomeridiane. Inoltre, dopo il covid, abbiamo cercato di far rinascere, ricostruire la vita sociale, siamo partiti riorganizzando i centri estivi e cercando di attivare anche un supporto psicologico grazie alla collaborazione del “Rotary”. In collaborazione con le associazioni locali abbiamo fatto molte giornate dedicate. Ho cercato di dare una svolta anche nell’ambito scolastico: ho desiderato e ottenuto dalla scrittrice Irma Ruggiero la presentazione del suo libro nella scuola di Rotondi. Per un avvio alla lettura e una svolta, sono entrata in contatto con l’associazione “Condividiamo” per promuovere delle letture con i più piccoli. Rotondi è diventata la terra dei giochi con l’idea di Rotolandia: per i bambini sono state organizzate quattro domeniche di attività nella Villa. In occasione delle festività natalizie, insieme all’assessore allo spettacolo e alla cultura, abbiamo cercato di ripercorrere le tradizioni e valorizzare il territorio. Sono molto attiva anche sul fronte della sostenibilità. Il mio ufficio si trova proprio vicino alla scuola materna che per via del servizio mensa produceva sacchi interi di plastica che certamente non veniva ben smistata. Dunque mi sono presa la responsabilità di cercare di avvicinare anche i più piccoli alla sostenibilità impegnando proprio le famiglie. Ho cercato di stimolare una sensibilizzazione al tema con un piccolo gesto come quello di portare i piatti da casa, forniti dal comune, piuttosto che utilizzare quelli usa e getta.

Come vede la donna nella società di oggi?

Penso che la donna stia raggiungendo tante soddisfazioni, il suo spazio. Oggi è l’epoca in cui nessuno se ne frega più niente: donne, maschi… Non possiamo non considerare che ci sono ancora in altri paesi quelle situazioni in cui la donna è sottomessa. Mi sembra ci sia una strada già avviata all’emancipazione, almeno in Italia.

Secondo lei, nel 2023, ha ancora senso parlare di festa della donna?

Io la festa della donna non l’ho mai sopportata, mai. Cos’è questa festa della donna?! Ripercorrere le fasi della storia che ci ha permesso di raggiungere l’emancipazione, ci sta, così come dobbiamo ripercorrere le fasi dello studio della dittatura: sono fasi storiche che vanno studiate e vanno celebrate come il 4 novembre, il 25 aprile. Se vogliamo fare aperitivo, mangiare una pizza solo noi donne lo facciamo pure, però la festa della donna intesa come occasione per divertirsi, secondo me, è un’offesa alle donne intelligenti.

C’è un messaggio che vuole lasciare alle giovani donne?

Il messaggio per me è quello di credere sempre nei propri sogni, di porsi degli obiettivi e soprattutto di studiare. Io sono convinta che lo studio è la causa dell’affrancamento delle donne. Quello che consiglio è studiate, ma con la curiosità di conoscere perché la possibilità di conoscere rende libere.

 Articolo e immagini a cura di Lucia De Lucia, Roberta Fucci, Francesca Mainolfi e Vittoria Migliaccio

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