Maria Ruggiero

Maria Ruggiero prima pediatra del distretto di Cervinara, ha seguito e segue generazioni di bambini e bambine con impeccabile professionalità, estrema dedizione ed insostituibile dolcezza, segno zodiacale acquario, tra le prime a promuovere Nati per leggere, dedita al sociale sostiene tutte le associazioni del territorio a scopo benefico e culturale.

Quale e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?

Ho frequentato il liceo classico, e durante il mio percorso liceale ho sempre preferito le materie scientifiche rispetto a quelle letterarie. Mi piaceva studiare, già dalla seconda elementare sapevo di voler fare la pediatra, quindi la scelta non è stata difficile. Ho studiato alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli, dopo aver frequentato il primo anno al Gemelli di Roma dove avevo superato la selezione per l’accesso all’iscrizione. Mi ero messa alla prova sin dall’inizio e poi preferivo un’università cattolica. È questo il periodo in cui cominciava a svilupparsi la medicina moderna, quindi si faceva molta più pratica rispetto agli anni precedenti. Ho iniziato Pediatria già dal secondo anno perché, dato il numero alto di donne che sceglievano di intraprendere questo percorso, iniziare prima significava avere più modo di farti conoscere. Proprio nel periodo in cui io studiavo, anche in Italia la pediatria cominciò ad essere convenzionata, per cui oltre al medico di base c’era lo specialista pediatrico. Io sono quindi pediatra di base, di libera scelta. Credo sia importante nel mio lavoro l’empatia, soprattutto tra medico e genitore, e dato che per me questo particolare è molto importante, ho vissuto con tranquillità il fatto che per raggiungere il massimale ci abbia messo più tempo rispetto, ad esempio, ad un pediatra maschio. Ho capito, infatti, che spesso si sceglie un pediatra maschio perché è più tendente a rimanere distaccato con i suoi pazienti e ci sono persone che preferiscono questo modo di lavorare.

Qual è stata l’esperienza più formativa nella sua carriera?

Sicuramente l’aver vissuto insieme due situazioni che per me sono molto vicine tra di loro: essere mamma e pediatra, credo che questo mi abbia anche completata dal punto di vista lavorativo. Ho vissuto i cambiamenti storici e generazionali insieme ai miei pazienti. Ho seguito tre generazioni di bambini, e sono in grado di fare una distinzione. Nella prima generazione c’era ancora il rispetto verso la figura professionale, nella seconda i bambini erano più svelti, avevano i primi contatti con Internet e facevano più domande, erano in generale più curiosi a differenza invece della terza generazione, dove vedo bambini distaccati, apatici, all’apparenza disinteressati; credo che anche la pandemia abbia giocato un importante ruolo in questo cambiamento.

Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?  

No, non mi è mai capitato, ma credo anche perché mi sono saputa presentare. Nella mia opinione, spesso le discriminazioni sono scaturite da come ci si pone, bisogna sempre lottare al massimo se si vuole ottenere qualcosa.

Come concilia lavoro e vita privata?

Non è mai stato un problema, è una questione di organizzazione, campo nel quale credo che la donna sia di natura in vantaggio. Quando i miei figli erano più piccoli lavoravo solo di mattina, sempre solo per appuntamento e mai fatto visite private. Ho quindi fatto delle scelte e talvolta delle rinunce, ma ho cercato sempre di organizzarmi al meglio.

Ha avuto una donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira?

Ho avuto molti modelli di ispirazione, in modo particolare una mia zia che era direttrice didattica, la carica più alta a cui una donna poteva ambire in quel periodo.

Come vede la donna nella società di oggi?

Credo che la figura della donna abbia fatto molti passi avanti, ma c’è ancora molta strada da fare.

Ha ancora senso nel 2023 parlare di festa della donna?

Io non accetto la festa della donna, non mi ci sono mai riconosciuta. La vedo più come una celebrazione, importante per ricordare il percorso fatto dalle donne nel tempo.

Quale messaggio vuole lasciare alle giovani donne?

Credo che la cosa più importante sia meritarsi ciò che si vuole, senza passione, forza di volontà, non si raggiunge niente, e credo che questo valga sia per le donne che per gli uomini.

A cura di Carmen Luciano

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