Livia Savignano

Livia Savignano atleta karateka, campione del mondo Wukf in Scozia, vincitrice di due ori a Dundee, categoria individuale e a squadre, competitiva, determinata, segno zodiacale cancro, torna sorridente nel liceo che ha frequentato da ragazza per essere intervistata dalle sue allieve karateke.

Come e quale è stato il suo percorso sportivo?

Tutto è iniziato come un gioco. Io sono molto competitiva, non amo perdere, quindi anno dopo anno ho cercato di raggiungere obiettivi un po’ più importanti e far diventare il karate qualcosa di più serio. Non è stato facile, soprattutto conciliare lo sport con la vita sociale: spesso non mi sentivo capita, dovevo trovare scuse per non uscire, a volte per allenamenti troppo frequenti, altre a causa della dieta. Ho dovuto fare tante rinunce, cercando di mantenere la costanza, il che non è stato sempre semplice. Non seguo un regime alimentare, ma una dieta. Per raggiungere un obiettivo bisogna seguire le regole imposte dallo stesso, non sempre basta, ma rispettarle sicuramente aumenta le possibilità di raggiungerlo.

Perché ha scelto proprio il karate e non un altro sport?

Inizialmente mio padre voleva semplicemente che io praticassi uno sport, a parer suo lo sport è formativo per la crescita di un individuo a prescindere da quale sia. Mi sono iscritta a karate per caso e poi anno dopo anno è nata una passione e mi sono data degli obiettivi sempre più importanti.

Quale è stata l’esperienza più significativa durante il suo percorso?

Ogni esperienza competitiva mi ha lasciato qualcosa, nella preparazione alla gara, nella gara stessa, non solo dal punto di vista sportivo. Ad esempio, un avversario odiato sportivamente nella competizione, non è più un nemico, se pensi che con lui condividi un preciso stile di vita  e che come me fa quotidianamente gli stessi sacrifici. Da ciò cambia anche il modo di porsi nella vita quotidiana, si diventa più empatici e si tende a giustificare anche i comportamenti sbagliati di chi vive dentro di sé battaglie di cui non siamo a conoscenza.

Ha mai subito discriminazioni in quanto donna?

Sì, mi è capitato, ma non ci faccio caso. Il karate insegna l’uguaglianza, e confrontandomi durante gli allenamenti anche con ragazzi ho capito quanto influisca il modo in cui la donna stessa si ponga. Se una donna crede di valere, che si trovi di fronte un’altra donna, un uomo o un anziano, con rispetto, può sempre farsi valere.

Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira?

Non c’è una donna in particolare. Ogni volta che mi confronto con una persona cerco di trarre qualcosa di positivo, che possa essere utile per la mia crescita personale, che si tratti di un’avversaria, o di un’altra atleta, come ad esempio Federica Pellegrini.

Come vede la donna nella società di oggi?

Credo che fino a qualche tempo fa la donna venisse discriminata a causa della cultura e della società in cui si viveva. Adesso, nel 2023, alcune discriminazioni e alcuni limiti sono stati superati, anche grazie ai social e internet e a tanti mezzi che si hanno a disposizione. Le donne hanno iniziato a pensare con la propria testa e non si lasciano più condizionare da ciò che le circonda. Sicuramente il processo contro la discriminazione è ancora lungo.

Come concilia carriera e vita privata?

Non è semplice, spesso mi sono trovata nelle condizioni di dover giustificare la rinuncia ad un pranzo, ad un aperitivo. Non è stato semplice non perdere di vista il mio obiettivo, sicuramente mi ha aiutato la mia costanza, ma spesso mi sono sentita sola. Credo però che queste piccole difficoltà mi abbiano fatta crescere personalmente e mi abbiano fatto capire una cosa molto importante: circondarsi di poche persone ma buone.

Secondo lei, nel 2023, ha ancora senso parlare della festa della donna?

Da uno specifico punto di vista credo abbia senso parlarne. Mi spiego. Questa festa è nata nei primi anni del ‘900 in seguito ad un incendio avvenuto in una fabbrica a New York, è un modo per celebrare le conquiste fatte dalle donne. D’altro canto, però, credo sia ormai superfluo perché, se l’obiettivo è l’uguaglianza, giornate di questo tipo non dovrebbero essere necessarie.

C’è un messaggio che vuole lanciare alle giovani donne?

Abbiate più autostima e non lasciate che le persone vi possano condizionare. Delineate i vostri obiettivi e fate di tutto per raggiungerli, senza lasciarvi intimorire.

                                                         Articolo e immagini a cura di Marialaura Corrado, Federico Iuliano, Chiara Cecere

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