Gilda Carotenuto
Gilda Carotenuto direttore tecnico e responsabile del laboratorio di analisi Centro Gamma di Montesarchio, uno dei primi in valle Caudina, segno zodiacale pesci, la accogliamo in redazione e cogliamo subito la sua emozione, che ci spiega essere dovuta ai ricordi che la legano alla nostra scuola, dove ha insegnato con passione biologia e chimica per diversi anni.
Quale è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
Ho sempre saputo che avrei voluto fare ricerca, per questo ho iniziato come ricercatrice. Sono specialista in diagnostica di laboratorio da quarantasette anni. Il percorso è stato lungo: ho iniziato come ricercatrice scientifica ma, poiché non riuscivo facilmente a conciliare con la vita privata, ho dovuto lasciare. Ho iniziato ad insegnare e successivamente ho aperto un laboratorio di diagnostica. Nel 1976, insieme a mio marito biologo, ho aperto il laboratorio di analisi Centro Gamma a Montesarchio. Ci occupiamo di diagnosi su materiali biologici di varia natura delle persone per riuscire a fare le diagnosi. Inizialmente eravamo solo io e mio marito, ad oggi abbiamo tanti collaboratori. Non lavoro più fisicamente, ma continuo a dare il meglio di me, mettendo la stessa passione.
Qual è l’esperienza più significativa che ha avuto nel suo percorso lavorativo?
Ce ne sono state tante. Un esempio può essere la perdita precoce di uno dei professori con cui lavoravo in un centro di ricerca a Napoli e da cui avevo da apprendere ancora tanto. Sicuramente aver assistito alla crescita del mio laboratorio nel tempo. All’inizio le attività erano tutte manuali, da un ventennio la maggior parte del lavoro è affidato alle macchine.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?
Sì, mi è capitato. Quando lavoravo in un laboratorio, all’inizio della mia carriera, avevo come collaboratore un infermiere del policlinico di Napoli, ogni volta che qualcuno ci vedeva chiamavano me signorina e lui dottore, un classico esempio di maschilismo.
Come concilia lavoro e vita privata?
Non avendo familiari vicino, è stato ancora più difficile. Originaria di Napoli, la mia famiglia non ha potuto aiutarmi nella crescita dei miei figli e nella gestione domestica. Non so come ho fatto, ma ho cresciuto cinque figli, penso di aver organizzato le cose giorno dopo giorno, senza creare ansie. Spesso però mi sono sentita in colpa per aver vissuto una vita diversa rispetto agli standard che imponeva la società.
Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira?
Mi sono ispirata a mia madre, ha vissuto il dopoguerra da giovane con figli piccoli, nonostante ciò ha sempre fatto capire alle sue due figlie di dover realizzare loro stesse, al di fuori del ruolo madre-moglie.
Come vede la donna nella società di oggi?
Riconosco un miglioramento nella condizione sociale della donna oggi, dobbiamo ritenerci fortunate in Italia, soprattutto considerando le condizioni di molte donne che in tante parti del mondo ad oggi non hanno ancora conquistato i diritti fondamentali.
Secondo lei, nel 2023, ha ancora senso parlare della festa della donna?
Non condivido il nome attribuito alla giornata, trovo più corretto “Celebrazione della giornata internazionale della donna”. Non è una festa, sicuramente è una commemorazione di un percorso che è iniziato molto tempo fa e che non è ancora concluso.
C’è un messaggio che vuole lasciare alle giovani donne?
Lottate, credete in voi stesse, non nei falsi miti. Utilizzate gli strumenti che avete a disposizione per raggiungere i vostri obiettivi.
Articolo e immagini a cura di Carmen Luciano, Gilda Apice e Angelica Bellini