Sabrina Bavaro
Sabrina Bavaro assistente del Direttore generale di ESA, Agenzia spaziale europea, porta d’ingresso dell’Europa verso lo spazio, con grande competenza e professionalità, direttamente in collegamento da Parigi ci racconta del lavoro svolto per consentire la realizzazione della missione Crew-4 con l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti. Un’eccellenza tutta italiana che ci esorta a brillare.
Quale è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
All’inizio del 2021 ero in una fase piuttosto “irrequieta” dal punto di vista lavorativo. L’ombra del Covid aleggiava ancora su di noi e avevo già trascorso più di un anno a lavorare da casa. Sentivo sempre di più il desiderio di avere un lavoro che combaciasse con le mie passioni e avesse un significato per me. Casualmente, questo periodo ha coinciso con l’apertura delle candidature per la nuova classe di astronauti dell’ESA, organizzazione internazionale che già seguivo da tempo. Alla prima occasione disponibile mi sono candidata per l’offerta di lavoro che più era in linea con il mio profilo. Per entrare ho dovuto superare diverse prove: una scritta di un’ora e mezza con test di vario tipo e un colloquio orale di 30 minuti in presenza del Direttore Generale. In seguito, ho effettuato una mezza giornata “test” in sede dove ho potuto confrontarmi con le reali difficoltà del lavoro. Fortunatamente sono stata selezionata!
Come mai ha deciso di intraprendere la carriera di assistente del Direttore generale?
Come spesso capita, non si decide di intraprendere una carriera specifica a meno che il percorso di studi non lo favorisca di per sé, penso a ingegneria, medicina, architettura … Avendo fatto degli studi di tipo linguistico e umanistico, molto più generici, è stato difficile capire dove potermi indirizzare, soprattutto in una società come la nostra, che ci spinge a formarci anche più del dovuto senza saperci indirizzare successivamente. Personalmente, ho sempre seguito il mio istinto e le mie inclinazioni personali, finora mi hanno sempre portata lì dove volevo essere.
Qual è l’esperienza più significativa che ha avuto nel suo percorso lavorativo?
Difficile a dirsi e, se mi è concesso, direi che finora sono state due. Una risale a quando ero capo ricevimento in albergo, avevo una squadra estremamente internazionale con colleghi da Siria, Algeria, Francia, Spagna, Lettonia … Stare a contatto con loro mi ha arricchita molto personalmente e ogni giorno per me era come viaggiare in un Paese diverso. L’altra è sicuramente aver avuto la possibilità di assistere al lancio della missione Minerva dal Kennedy Space Center in Florida: è stato un momento unico ed emozionante che non dimenticherò mai.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?
Non parlerei di vera e propria “discriminazione”, ma non sono mancati commenti e clichés legati al fatto che fossi donna e che, come tale, in alcuni posti di lavoro avrei dovuto omologarmi a determinati canoni ed imposizioni. Quando è capitato, ho sempre fatto sentire la mia voce ed è quello che consiglio anche a tutte le ragazze che leggono quest’intervista: non bisogna mai subire una situazione in cui non ci si sente a proprio agio!
Come concilia la carriera con la vita privata?
Bella domanda! Vivere e lavorare in una grande città come Parigi è una sfida quotidiana. Mi sento ancora abbastanza libera da potermi organizzare come più mi piace, ma in linea generale le mie giornate sono una sorta di tetris in cui bisogna incastrare tutto alla perfezione per poter far combaciare i pezzi e riuscire a ritagliarsi dei momenti per sé e per la propria famiglia (in Italia). Per me, organizzazione è la parola chiave.
Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira?
Non mi ispiro a nessuna donna in particolare, ma sono molto affascinata da tutte quelle che si sono battute per una causa e che sono riuscite a emergere in una società ancora oggi prettamente patriarcale. Penso a Rita Levi Montalcini, a Marie Curie, a Frida Kahlo … In particolare quest’ultima, di cui sentiamo parlare molto spesso ultimamente, rappresenta, a mio avviso, un modello unico di tenacia e libertà. Nonostante le indicibili sofferenze fisiche, non si è mai lasciata abbattere dai limiti imposti dal fisico, al contrario, è riuscita a trasformare tutto il male in un’opera arte e a comunicare sempre e comunque un’incredibile voglia di vivere.
Come vede la donna nella società di oggi?
Se parliamo di società occidentale ed europea, vedo la donna sicuramente più libera ed emancipata dalla figura maschile rispetto a qualche decennio fa. Purtroppo, lo stesso non è avvenuto in altre nazioni dove, anzi, ultimamente le condizioni di vita delle donne sono nettamente peggiorate e diritti basilari come quello allo studio, proibiti. Per noi è inimmaginabile, ma queste donne non hanno nessuna colpa se non quella di essere nate nel lato sbagliato del mondo. Per questo, il nostro ruolo, a mio avviso, è quello di difendere sempre le nostre libertà, e ricordarci che non bisogna dare nulla per scontato.
Secondo lei, nel 2023, ha ancora senso parlare della festa della donna?
Quando ero al liceo, la Festa della Donna mi sembrava un giorno privo di valore e significato, una scusa in più per fare baldoria e vendere qualche gadget. Questo perché nessuno aveva mai speso due parole per spiegarci il suo senso più profondo e anche perché, in fin dei conti, il consumismo si infila dove può. Ad oggi, ho rivalutato questo giorno, che serve a ricordarci tutte le lotte di donne coraggiose che si sono battute per i nostri diritti, che hanno marciato e fatto sentire la loro voce e hanno rivendicato migliori condizioni di vita e di lavoro. Non dimentichiamo che le donne in Italia hanno avuto il diritto di voto solo nel 1946 (77 anni, non sono poi così tanti!) dopo anni passati ad essere relegate ad angeli del focolare. Sette decenni dopo, la disuguaglianza salariale (nota anche come gender gap), la violenza di genere, il carico mentale ci forniscono un monito e ci mostrano tutto il cammino che ancora abbiamo da fare.
Qual è stato il suo compito nella spedizione della Cristoforetti?
Partiamo dal fatto che ricopro un ruolo prettamente amministrativo, quindi il mio compito nella missione Minerva è stato quello di accompagnare il Direttore Generale nei diversi appuntamenti e assicurarmi di gestire al meglio la sua agenda durante tutto il soggiorno a Cape Canaveral in Florida. I giorni prima delle spedizioni sono molto intensi fino a quello in cui il lanciatore parte, quindi è necessaria molta preparazione e molta concentrazione da parte di tutti. È stato un momento impegnativo e intenso, ma estremamente gratificante professionalmente.
C’è un messaggio che vuole lasciare alle giovani donne?
Il mio messaggio è: leggete, informatevi, studiate. Andate al cinema, al teatro, viaggiate, conoscete persone straniere, aprite le porte all’ignoto e non abbiate paura del diverso. La cultura finalmente è accessibile ovunque e in ogni momento, questa è una grande fortuna per la nostra generazione. Approfittate di questo e servitevene per far ascoltare la vostra voce, per emergere, per aiutare chi ha meno coraggio. Tutte ci siamo sentite almeno una volta sbagliate, non all’altezza, ma la favola della principessa ormai è superata, siamo noi le eroine e possiamo salvare il mondo.
Articolo e immagini a cura di Nunzia Fatima Fierro, Dario Gallo, Angelo De Nitto e Letizia Pancione