Il treno della felicità

Il Novecento è il secolo che ha visto la partenza dei treni gestiti dalla Germania nazista per il trasporto degli ebrei ai campi di concentramento, è anche però il secolo dei treni della felicità. In seguito ad un’iniziativa sociale del Partito comunista italiano oltre 70.000 bambini meridionali, tra il 1945 e il 1947, ebbero l’opportunità di essere accolti da famiglie del Nord Italia per ricevere una migliore istruzione e vivere in contesti più agiati.

La scrittrice Viola Ardone racconta perfettamente nel libro Il treno dei bambini la situazione delle famiglie del Sud Italia durante il dopoguerra. Il piccolo napoletano Amerigo guida il lettore nel suo viaggio, iniziato proprio su questo treno; munito anche lui di una stellina sul cappotto sarà catapultato nella realtà della Bassa modenese, dove troverà affetto e generosità in una nuova famiglia.

Anche il regista Alessandro Piva si è occupato della stessa tematica in una raccolta cinematografica di testimonianze, Pasta Nera, per mostrare il rapporto di solidarietà tra Nord e Sud Italia. La guerra è finita e l’Italia è devastata, ma nasce un clima di collaborazione tra le forze antifasciste per la ricostruzione, migliaia di famiglie di lavoratori del centro-nord aprono le loro case ai bambini provenienti dalle zone più colpite e di più antica miseria del Meridione. Grazie all’organizzazione Unione Donne Italiane attraverso varie difficoltà i bambini meridionali del secondo dopoguerra avranno la possibilità di vita in contesti di considerazione e rispetto. Gli occhi ormai anziani dei protagonisti riportano alla luce gli avvenimenti nascosti vissuti da questi ultimi.

Articolo e immagine a cura di Letizia Pancione

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