Anna Tirone
Anna Tirone, giudice sezione G.I.P. – G.U.P. Tribunale di Napoli, segno zodiacale Gemelli, intelligenza spiccata, amante dello studio e del diritto in particolare, ci accoglie con grande dolcezza nei suoi uffici e ci accompagna in un’intervista significativa e altamente formativa.
Come mai ha scelto la magistratura?
È stata una scelta derivante dal fatto che amavo lo studio e mi piaceva sicuramente il diritto, ma soprattutto perché in quanto donna reputavo fosse più semplice affermare le mie capacità attraverso un concorso che lascia prevalere le persone non a seconda del genere, a differenza di altre professioni libere.
Quale incarico ricopre all’interno del suo tribunale?
Io sono GIP, Giudice per le Indagini Preliminari e anche GUP, Giudice dell’Udienza Preliminare. Sovrintendo per funzione alle indagini relativamente ai reati che si perseguono nel distretto napoletano e sul nostro territorio. Essenzialmente mi occupo di reati tra cui le criminalità organizzate di tipo mafioso e anche delle decisioni di alcuni procedimenti che si fermano all’udienza preliminare.
Ci vuole coraggio per questo tipo di indagini?
Io non indago, controllo sotto certi aspetti lo svolgimento delle indagini o delle funzioni di autorizzazioni a determinate attività. Posso dire che, come ogni cosa, ci vuole determinazione e soprattutto padronanza degli istituti giuridici con cui ci si confronta e della materia di cui si dispone. Il coraggio in questo campo può definirsi secondario rispetto al dominio della materia con cui si lavora; infatti una solida conoscenza attenua ogni forma di remora nel prendere una decisione.
Qual è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
È stato difficile e molto impegnativo. La fase di preparazione del concorso è complicata e incerta anche nell’esito e inoltre è difficile riuscire a comprendere come studiare tutto e soprattutto come rendere quello che si richiede. Si opera al buio, ma sono tutti meccanismi di maturazione e di conoscenze che poi man mano si mettono a fuoco. Non è scontato dire che bisogna sempre credere nelle proprie capacità.
Come concilia carriera e vita privata?
Non è difficile. È più complicato avere un buon livello della qualità del servizio, del lavoro che si svolge e soprattutto è complicato riuscire a conciliare la vita lavorativa con le esigenze sociali in generale, perché la famiglia, in particolare i figli, vivono da quando sono piccoli le difficoltà e le particolarità della situazione relativa alla mamma e vi si adeguano molto. In ogni caso ci sono una serie di istituti giuridici che tutelano le donne sul lavoro, un esempio è proprio il congedo durante la gravidanza. Il punto di vista di una donna magistrato è un punto di vista “privilegiato” perché all’interno della magistratura il collega uomo non ha, in linea di massima, un pregiudizio di genere; ci muoviamo comunque in un ambito culturale che parte da quelli che sono i principi stabiliti dalla nostra Costituzione che prevedono l’uguaglianza tra i sessi.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?
Si, è capitato dopo la presa di funzioni quando ero incinta di mia figlia. Questo non ha fatto piacere all’epoca al Presidente del tribunale in cui ero. Non c’erano rapporti di estrema simpatia tra me e lui in quel periodo e tali sono rimasti, però, comunque, io ho proseguito serenamente la mia carriera e non ho creato alcun tipo di problema.
Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira?
Nella mia carriera ho conosciuto diverse donne di rilievo però io personalizzo molto la mia professione. Non mi ispiro né ad una donna e né a un uomo. Traggo molto da tante persone e ho anche tanti piccoli modelli di riferimento, ma non ho una persona in particolare. Ascolto una serie di consigli in riferimento ad alcuni problemi da affrontare, ma dei veri e propri modelli no.
Secondo lei ha ancora senso nel 2022 parlare di festa della donna?
Secondo me sì, poiché rimuoverla significherebbe eliminare molte pagine della storia. Credo però che il problema del rapporto tra generi esista ancora ora e questo lo constatiamo in fatti di cronaca recenti e molto gravi che finiscono per coinvolgere molto frequentemente come persona offesa le donne. Tutto questo evidenzia ancora la persistenza di una concezione patriarcale troppo radicata per poter festeggiare la donna nei termini in cui intendiamo noi, non banalmente, ma come riconoscimento della capacità della donna di aver scalato una montagna dopo aver avuto accesso alle pubbliche funzioni, al voto e anche di riuscire a conquistarsi un uditorio. Dunque io la festeggerei come ricordo di quello che è stato e come propensione a continuare.
Qual è il ruolo della donna nella società di oggi?
La donna è stata sempre una figura fondamentale. Oggi ha la possibilità di essere più attiva nella gestione di faccende più importanti, anche se la donna il suo ruolo lo ha sempre avuto, e pure fondamentale, essendo per prima cosa la madre di tutti, sia uomini che donne. La donna costituisce uno dei pilastri più importanti all’interno della stessa famiglia, una società basata su un unico genere sarebbe una società monca, non in grado di comprendere una fetta delle cose e incapace di immedesimarsi sufficientemente in ogni circostanza. Come donna ritengo sia molto importante il dialogo e la compresenza di genere.
Quale messaggio vuole lasciare alle giovani donne?
Alle giovani donne attratte dallo studio dico di non farsi condizionare più di tanto dall’essere donne ma di sfruttare, nel senso positivo, la nostra splendida femminilità soprattutto quando vi troverete di fronte a delle situazioni difficili, che con un po’ di dolcezza e di garbo femminile si potrebbero stemperare rapidamente rispetto ad altre forme di atteggiamento.
Articolo e immagini a cura di Francesca Cecere e Denise Ruggiero