Silvana D’Agostino
Silvana D’Agostino, viceprefetto vicario della prefettura di Salerno, originaria di Airola, segno zodiacale Capricorno, donna affermata e carismatica, ha condiviso con noi la sua grande e preziosa esperienza di lavoro e di vita, diventando per noi studentesse modello e fonte di ispirazione.
Qual è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?
Ho dovuto sostenere un concorso per vice-consiglieri di prefettura, dopo averlo vinto sono potuta entrare nell’amministrazione. É stato abbastanza complesso, poiché prevedeva, e ancora oggi prevede – nonostante siano cambiate le qualifiche – quattro prove scritte e le prove orali che attengono a materie giuridiche, nonché a materie storiche e ad aspetti linguistici. Ho studiato tanto e ho seguito anche un corso a Napoli per la preparazione; naturalmente la storia dei partiti politici l’ho dovuta studiare io, che è una materia oggetto sia di prova scritta che orale, non prevista nella formazione per il concorso.
Come mai ha deciso di intraprendere la carriera prefettizia?
Mi sono laureata prima in Scienze politiche e poi in Giurisprudenza, sostenendo altri tredici esami. Racconto questo aneddoto perché volevo intraprendere la carriera diplomatica e pertanto scelsi la facoltà di Scienze politiche all’Orientale di Napoli. Tentai il concorso, però non andò molto bene, in quanto era richiesta la conoscenza di due lingue straniere, parlate fluentemente. Per poter parlare una lingua fluentemente, come nel caso della carriera diplomatica, bisogna andare all’estero e permanere per lungo tempo, altrimenti non si acquisisce dimestichezza. Ero fidanzata con mio marito e mi dispiaceva lasciarlo per andare in un altro Paese per un lungo periodo e questa cosa mi ha penalizzata nella prova di lingue del concorso. D’altro canto la permanenza all’estero per almeno tre mesi mi avrebbe fatto soffrire, quindi ha prevalso l’amore senza superare il concorso. Ho rinunciato alla carriera diplomatica, ma ho continuato a studiare e ho superato diversi concorsi. Ho avuto la fortuna, nonostante – detto così – possa sembrare un ripiego, di intraprendere un lavoro molto interessante e svolgere un’attività che a me piace tanto: è affascinante, consente di realizzare tante esperienze di vario tipo. Per questo motivo sono rimasta altrettanto soddisfatta di aver scelto, seppur in seconda istanza, questa carriera che svolgo con molta passione.
Qual è l’esperienza più significativa che ha avuto nel suo percorso lavorativo?
Sono state un po’ tutte significative, però la più bella è stata sicuramente quella di commissariare vari enti, dunque di poter svolgere le funzioni di sindaco, giunta e consiglio negli enti sciolti ai sensi dell’articolo 141. Quando si dimettono i consiglieri o il sindaco, per vari motivi si può arrivare allo scioglimento del consiglio comunale, talvolta anche per mafia, e l’ente viene commissariato. Nella mia lunga carriera, avendo ora 59 anni ed essendo entrata a ventisei, ho commissariato circa venticinque enti. Ma ho avuto avute tante altre esperienze soddisfacenti, come essere stata consulente tecnico del procuratore della Repubblica, presidente di varie commissioni di concorso per l’accesso alla pubblica amministrazione, tante docenze su materie che a me piacciono molto – quali diritto amministrativo, protezione civile, enti locali – , ma anche l’esperienza propria prefettizia, che mi ha consentito di svolgere vari incarichi all’interno della prefettura: essa è un’organizzazione complessa, distingue un aspetto politico e uno amministrativo. Ho fatto anche esperienze interessanti come la gestione dell’emergenza, l’esperienza Covid. Ho dovuto gestire una situazione molto seria ad Ariano Irpino, che era stata individuata come zona rossa. Questa è stata un’occasione dura e complessa che mi ha messa ancora una volta alla prova, ma è stata un’esperienza estremamente gratificante.
Come concilia la carriera con la vita privata?
Ce la metto tutta per conciliarle, ma non è facile, perché il mio lavoro è molto assorbente e trascorro in questa prefettura 11/12 ore al giorno. La presenza fisica certamente manca in famiglia, però cerco sempre di compensare, sacrificando le mie uscite personali e stando più tempo con la famiglia, per poter abbracciare gli aspetti familiari che sono importantissimi. Quando non c’è presenza fisica, per quanto si voglia sopperire, c’è sempre una carenza in famiglia: la mamma deve essere presente, anche nei momenti difficili che attraversano i figli. Con difficili intendo anche quelli scolastici, come le interrogazioni o i momenti delle scelte. Di questo me ne faccio una colpa poiché non sempre ho potuto partecipare, se non telefonicamente o la sera quando tornavo. É complesso conciliare la famiglia con il mio lavoro, questo è sicuro: ce l’ho messa tutta, non so se ci sono riuscita, ma mi sono sforzata.
Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso lavorativo?
Discriminazioni non credo, anche perché sono una persona molto forte. Di sicuro la donna è meno avvantaggiata dell’uomo. Non c’è nulla da fare: per quanto la mia carriera conti parecchie donne, è difficile rispetto ad un uomo poter andare avanti, soprattutto quando si ha la fortuna di avere un bel carattere ed essere una persona aperta. All’inizio ho sofferto molto poiché è un’amministrazione paramilitare e ci sono dei motti di riservatezza che ho dovuto metabolizzare. Per un carattere estroverso è difficile abituarsi, ma alla fine si riesce.
Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata e/o a cui si ispira tuttora?
No, mi ispiro a tutte quelle donne che, come me, vogliono realizzarsi e che ce la mettono tutta per farlo, in modo da sentirsi appagate anche professionalmente. Naturalmente, mi realizzo anche nella mia famiglia, ma lì è diverso. Quella realizzazione forse ti soddisfa anche di più, ma sono due ambiti molto diversi. Mi ispiro a quelle donne che amano il proprio lavoro e che lo fanno con passione, ma non ad una in particolare.
Secondo lei ha ancora senso, nel 2022, parlare di festa della donna?
Forse io oggi parlerei della festa dell’uomo… Proprio pochi giorni fa è stata ammazzata a Pontecagnano Faiano, un paese vicino Salerno, una ragazza di trent’anni mentre lavorava come parrucchiera nel suo salone. Da questo punto di vista ha senso, anche perché l’uomo il Padre Eterno lo ha fatto fisicamente diverso da noi, con una forza fisica maggiore. Non la chiamerei proprio festa della donna, infatti non è una festa che mi piace particolarmente ricordare. Non la sento mia in quanto donna, se ci fosse anche la festa dell’uomo mi starebbe bene, in modo da non perdere i festeggiamenti che a noi fanno sempre piacere. Ha senso parlare della Giornata mondiale della violenza contro le donne (25 novembre) o forse anche nella nomenclatura più moderna di Giornata internazionale della donna. Non condivido molto il punto di vista ludico, ad esempio uscire solo tra donne. Sicuramente la donna ha dovuto sacrificarsi tanto per affermare le sue capacità, ancora oggi nell’ambiente lavorativo è necessario che dimostri di essere all’altezza delle situazioni e di riuscire a contenerle. Spesso negli ambienti lavorativi si dice che la donna sia penalizzata da un aspetto emotivo, che d’altronde è vero, perché la donna ha quell’emotività necessaria, legata anche al fatto che genera la vita. Siamo fatte diversamente dagli uomini, c’è questa differenza, che non è disparità.
Qual è il ruolo della donna nella società di oggi?
Io credo che, nonostante i servizi che ci siano, la donna ancora fatica a conciliare famiglia e lavoro e ad affermare il suo ruolo all’interno della società. Ha comunque delle incombenze, per quanto abbia una famiglia evoluta con un marito disponibile ad occuparsi anche delle faccende domestiche. È difficile trovare quelle famiglie dove marito e moglie sono alla pari e riescono a dividersi i compiti, se non quelli esterni. Quelli interni sono sempre monopolio della donna, perché c’è una vocazione naturale all’accudimento della casa e dei figli, è più istintivo nella donna che nell’uomo. Non mi riferisco all’aspetto affettivo, ma all’aspetto più pratico, gestionale.
Quale messaggio vuole lasciare alle giovani donne del futuro?
Con una parola sola: resilienza. Ci vuole una grande forza, quello che ci premia è proprio questo. Le donne ne hanno più bisogno degli uomini, proprio per tutte le cose che ci siamo dette finora. Questo è il messaggio che lascio e che voglio lasciare: la donna non si deve mai sentire persa e sfiduciata, deve essere forte e ce la deve fare ad andare avanti, sapendo che ha tutte le capacità per affrontare le situazioni, anche le più difficili.
Articolo e immagini a cura di Miriam Damiano e Giada Mainolfi