Anna Teresa Damiano

Anna Teresa Damiano giornalista professionista della Rai dal 1994, grande appassionata di libri, segno zodiacale Vergine, inviata nella guerra in Kosovo, donna forte e determinata, è diventata un nome del giornalismo quando ancora pochi erano i volti femminili.

Quale ruolo riveste all’interno della Rai?

Sono un’inviata e conduttrice del TG regionale della Rai nella sede di Napoli. Alla redazione regionale svolgiamo lavoro per televisione, radio e per tutte le testate della Rai, da Rai News 24 al Tg1 e al Tg2.

Quale è stato e come è stato il percorso per ricoprire questo ruolo?

Sono laureata in Lingue e Letterature straniere all’ “Orientale” di Napoli e prima di dedicarmi al giornalismo sono stata insegnante di Letteratura inglese. Poi nel 1990 partecipai al primo concorso indetto dalla Rai per praticanti giornalisti, cosa molto rara all’epoca. Era un concorso per laureati con 110, con più prove sia giornalistiche che di lingue. Da quel concorso furono selezionati 42 giornalisti, tra cui anche Ilaria Alpi, morta – ahimè – in Somalia, Marc Innaro, attuale corrispondete a Mosca. Sono stata anche inviata del programma Neapolis, dove ho realizzato diversi servizi in giro per il mondo; ho collaborato con trasmissioni come Ambiente Italia e Levante e varie altre rubriche.

Il mestiere di giornalista richiede grande coraggio sia nel cercare di raccontare la verità sia per le situazioni e i contesti difficili che si sperimentano per darvi voce (pensiamo alla guerra in Ucraina e al lavoro dei tanti inviati), si è mai trovata in una situazione del genere? Cosa ha provato?

Sì, ho seguito il conflitto in Kosovo nel 1999, quando sulla carta era appena finita la guerra, ma in realtà non era affatto così: ricordo ancora adesso i bombardamenti su Pristina e la situazione molto difficile presente allora. È stata un’esperienza dura, ma anche indimenticabile: abbiamo raccontato di un Paese diviso, storie particolari come il teatro che rinasceva tra le rovine, e anche di come il nostro esercito svolgesse un ruolo non prettamente militare, ma molto importante e significativo, nell’aiutare i bambini o nel ricostruire le linee ferroviarie. Si tratta senza dubbio di un’esperienza molto forte e che non dimenticherò facilmente. Ho però vissuto altre situazioni difficili legate al territorio come proteste e rivolte, e ho sempre cercato di raccontarle. Il giornalismo non è solo questo, è un lavoro e un racconto quotidiano che è importantissimo. Il giornalismo è un modo sconfinato ma, sicuramente, uno dei capi saldi di questo mondo è l’empatia e la sintonia che un giornalista deve possedere con ciò che racconta. Un giornalista non dovrebbe avere paraocchi o preconcetti. Chi sceglie di raccontare molto spesso lo fa per aiutare i più deboli e per dar voce alle storie del quotidiano. Ogni giorno, molti di noi giornalisti accendono i riflettori su storie quasi dimenticate, spinti dalla voglia di ricercare queste storie e rispondere a segnalazioni che riguardano tanti settori fondamentali: dal lavoro, alla deprivazione sociale alla criminalità.

Ha mai subito discriminazioni in quanto donna nel suo percorso?

In quanto donna non posso dire di aver subito aperte discriminazioni, ma posso dire che, ragionando in termini di carriera, l’essere donna sicuramente non mi ha aiutato.

Come concilia lavoro e vita privata?

Questo è un lavoro che divora molta vita; per anni ho dato priorità assoluta al lavoro poiché ci credevo molto. Sicuramente si possono conciliare giornalismo e vita privata, perché è un lavoro che si può svolgere in tanti modi diversi, ma si tratta pur sempre di scelte.

Il giornalismo nasceva però come mestiere prettamente maschile?

Oggi è presente una preponderanza femminile. Le donne sono sempre state, per quanto mi riguarda, più coraggiose in alcune situazioni. Sicuramente, quando sono diventata una giornalista Rai, la maggioranza non era femminile e la mentalità era sicuramente più maschilista rispetto ad adesso.

Ha avuto un’altra donna a cui si è ispirata o a cui si ispira tutt’oggi?

Non direi, ma mi ispiro a tanto, soprattutto ai libri (indica la ricca biblioteca che ha alle spalle della stanza in cui ci ha accolte virtualmente) e credo fermamente nello studio, nella letteratura e nel cinema che formano la mente. Più che a una figura femminile, mi ispiro sempre all’idea che tutto ciò rappresenti il nostro faro.

E il suo libro preferito qual è?

Difficile dirlo, perché spazio dai romanzi ai saggi e leggo molto di storia, di geopolitica. Parlare di un libro preferito è difficile: io vivo tra i libri.

Qual è il ruolo della donna nella società di oggi?

È un ruolo importante e determinante in tante situazioni e contesti. Non è più possibile schiacciare le donne, ma proprio per questo non sono rari episodi di violenza o casi di femminicidio compiuti da persone che non accettano questo imminente e forte cambiamento.

Ha ancora senso parlare di festa della donna nel 2022?

Se si tratta di un appuntamento prettamente consumistico, ovviamente no; se è una ricorrenza che serve ad acquisire ancora più consapevolezza su ciò che è stato fatto, ha senso, visto che non bisogna mai dare nulla per scontato. I diritti, la democrazia sono un percorso mai compiuto che continua e per cui una mancanza di memoria risulterebbe molto grave. Dico sempre che bisognerebbe istituire dei continui giorni della memoria utili a non dimenticare molte cose.

Quale messaggio vuole lasciare a noi giovani donne?

Andate avanti per la vostra strada, seguendo desideri, inclinazioni e aspirazioni. Dovete sempre essere consapevoli della forza che le donne possiedono e che è enorme. Le donne hanno una forza che gli uomini non hanno e che oggi viene riconosciuta. Non scegliete le strade più brevi e, se possibile, non scendete a compromessi perché non ne vale la pena: bisogna essere liberi e orgogliosi. Essere liberi significa non dover ringraziare nessuno, anche se forse a volte non mancheranno di certo i rimpianti. Non ha importanza, l’importante è essere consapevoli della propria dignità.

Articolo e immagini a cura di Carola Cinnante

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