Un tempo che sembra sospeso

“Ogni guerra è una guerra contro i bambini”, queste sono le parole che Eglantyne Jebb, fondatrice di Save the Children, pronunciò 100 anni fa e che ancora oggi risuonano con la stessa forza.
Proviamo ad immaginare i pensieri che in questi giorni affollano la mente dei bambini in Ucraina, cosa provano in un tempo che sembra sospeso in attesa di ciò che potrebbe succedere di così terribile da non riuscire nemmeno ad esprimerlo a parole. L’incrocio degli sguardi degli adulti che si agitano e cominciano a parlare di attacchi, armi, nascondigli, incapaci ormai di trattenere la paura del domani.
In quella terra ci sarà una piccola bimba che non si sente più protetta nemmeno nelle braccia della sua mamma, che durante la notte si sveglia con il terrore di essere portata via dalla sua casa e dai suoi genitori. Da un giorno all’altro le dicono che non potrà andare a scuola perché proprio quel posto in cui aveva scoperto l’amichetta del cuore e si era emozionata davanti al sorriso benevolo della maestra è diventato un luogo pericoloso. Una sensazione di paura permea i muri della sua casa e con stupore e incredulità guarda il fratello che maneggia le armi che però nulla hanno a che vedere con i giocattoli con cui si divertivano insieme solo qualche giorno prima.
In verità sono tanti i minori colpiti dalle guerre e conflitti armati in varie parti del mondo. Vengono feriti o uccisi, separati dalle loro famiglie e costretti ad assistere a scene di violenza inaudita. Spesso sono rapiti, violentati o sfruttati come soldati.
La guerra purtroppo non è mai definitivamente rimasta ferma nel passato; tanti sono i paesi dilaniati da guerre lunghissime che sembrano essere entrate nella cultura stessa di tanti popoli. Tuttavia i fatti che in questi giorni vengono raccontati nei telegiornali, nei vari programmi televisivi e che riempiono le prime pagine dei giornali ci colpiscono con più forza, accrescono in noi la paura che possa realmente scoppiare una guerra perché coinvolge superpotenze che hanno la facoltà di distruggere interi continenti.
Ci chiediamo cosa potremmo fare noi studenti dinanzi a un tale incombente disastro. Ci chiediamo come potremmo consolare la bimba spaventata in Ucraina e in fin dei conti noi stessi, perché la guerra che sembra lontana da noi potrebbe rivelarsi vicina e allora dovremo avere la lucidità di recuperare ciò che ai potenti sembra difficile fare: la forza della parola, del dialogo che spezza la catena degli egoismi e rende l’umanità migliore.
E libera.

Articolo e immagini a cura di De Nitto Angelo, Ruggiero Denise e Fierro Nunzia

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