LO ESTAMOS HACIENDO: MOBILITÀ IN SPAGNA aprile 2022

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Il 4 aprile 2022 otto studenti del nostro Istituto sono finalmente partiti per la Spagna grazie al progetto Erasmus+ “MATHS EVERYWHERE”, a cui l’Enrico Fermi ha partecipato.

La permanenza, durata sei giorni, ha permesso a questi ragazzi di confrontarsi con coetanei provenienti da nazioni diverse in un’esperienza unica nella sua irripetibilità.

Il progetto Erasmus si pone infatti come un’occasione eccezionale per i pupilli che dimostrano una serietà, responsabilità e voglia di fare sopra la media, sia in ambito accademico che sociale. In questa occasione, accompagnati e supervisionati dalle docenti Sgrò e Bortone, gli studenti del Fermi sono stati ospitati a Córdoba, nell’Andalusia, a sud della Spagna.

Tra visite in città, attività didattiche e nuove amicizie forgiate, l’esperienza è stata reputata da tutti i partecipanti più che positiva. Ciò nonostante abbiamo intervistato due studenti dell’Istituto che hanno preso parte alla mobilità, per avere un quadro più chiaro e dinamico riguardo a questo emozionante evento.

La prima domanda riguarda ovviamente le sensazioni che hanno provato i ragazzi quando hanno scoperto di essere stati scelti per il progetto. “È stata un’emozione unica” risponde Giovanni Mainolfi, 4°A, subito seguito dal compagno di classe Simone Monaco secondo cui, grazie a questa esperienza, ha avuto modo di allargare i propri orizzonti.

Quando abbiamo chiesto se avessero avuto difficoltà a stringere rapporti con gli altri ragazzi, Mainolfi afferma: “Forse inizialmente, perché eravamo un po’ titubanti nell’uso dell’inglese dato
che non è qualcosa che facciamo ogni giorno, ma ci siamo sciolti quasi subito e abbiamo fatto amicizia velocemente.”

La lingua quindi non si è rivelata essere un problema, né per i nostri ragazzi né per gli altri, dimostrando come le barriere di comunicazione vanno via via facendosi sempre più insignificanti
per le nuove generazioni.

Abbiamo poi domandato quali sono state le differenze più grandi che hanno riscontrato sia negli stili di vita degli altri Paesi sia nell’organizzazione scolastica locale. Mentre nella prima non ci sono stati notevoli shock culturali, avendo ritrovato familiarità nelle abitudini altrui, per quanto riguarda la seconda entrambi gli intervistati hanno avuto qualcosa da sottolineare.

Come afferma Monaco: “La più grande differenza è forse l’orario. La scuola finiva verso le tre del pomeriggio, e non solo quella ospitante ma anche molti altri istituti della zona seguivano lo stesso schema.” Aggiunge poi Mainolfi: “Davano anche molta importanza all’attività fisica. Gli spazi adibiti erano molto più funzionali dei nostri, con palestre e campetti spaziosi e ben  attrezzati, anche se questo potrebbe essere dovuto al fatto che si trattava di una scuola molto più grande della nostra con circa 1500 studenti.”

Infine abbiamo chiesto: “È un’esperienza che consiglieresti? Ti ritroveresti a ripeterla, presentatasi l’occasione, all’università?”

“Assolutamente” risponde Mainolfi. “Ci sono solo cose positive. Conosci nuove persone, visiti posti mai visti prima ed è anche un’ottima occasione per migliorare la lingua. Sono contento che la
scuola ci ha dato questa possibilità e vedrò di ripeterla in futuro.”

Di Marialucia Iermano